ROMA – Mario Monti, in videoconferenza con gli studenti dell’Università Roma Tre, ha attaccato lo Statuto dei Lavoratori che, a dispetto delle intenzioni, avrebbe finito per creare meno posti di lavoro. Ha parlato da professore il Presidente del Consiglio, ricordando la sua esperienza accademica di studioso. “Certe disposizioni intese a tutelare le parti deboli nei rapporti economici – ha spiegato il presidente del Consiglio – hanno finito, impattando sul gioco del mercato, per danneggiare le stesse parti deboli che intendevano favorire”. E affermando questo il capo del governo tecnico ha chiarito che il suo riferimento è esteso “anche a certe disposizioni dello Statuto dei lavoratori”.
Proprio nella sua qualità di impolitico, di economista estraneo a partiti o correnti organizzate, il premier ha rivendicato un prestigio che altrimenti non avrebbe potuto avere: “E’ più facile conquistare e mantenere prestigio a 360 gradi se si è al di fuori della politica e io non ho mai aspirato al ruolo di tecnico di area”. Garbo e assenza di animosità nelle parole di Monti celano, dietro il velo della presunta imparzialità cattedratica, due fendenti niente male in un colpo solo.
L’attacco a freddo al caposaldo delle conquiste sindacali e operaie relega le buone intenzioni a tutela del lavoratore nel campo delle scelte controproducenti, al velleitarismo della politica al cospetto della razionalità intrinseca delle leggi economiche. Quanto all’orgoglio esibito della sua estraneità alla politica, il suo sentirsi un marziano a Roma, può esser letto come un manifesto dell’anti-politica più sottile e intimidatorio della vasta galassia anti-casta militante.
Due cose. Quanto all’estraneità dalla politica: presiedere un’università, essere nominato Commissario europeo, scrivere editoriali sul Corriere della Sera, essere scelto (Napolitano ha forse meno prestigio perché politico di professione?)per diventare presidente del Consiglio bypassando allegramente il bagno elettorale, intessere comunque relazioni privilegiate con il potere di turno, è questo il suo concetto di estraneità? Quanto allo Statuto dei Lavoratori: avrà delle pecche, necessiterà di un tagliando come qualsiasi strumento che ha più di quarant’anni, ma siamo sicuri che un “politico” lo avrebbe attaccato indiscriminatamente? Forse, è la responsabilità di cui il cittadino/elettore lo investe, che gli rende meno “facile” ottenere il prestigio universale. E più difficile dare dello “stolto” a chi non abita i cieli accademici della verità rivelata.
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