Maroni: “Consiglio dei ministri in Calabria per piano straordinario antimafia”

Il ministro dell'Interno Roberto Maroni

Il governo prepara un piano antimafia da approvare in tempi brevi nel corso di una riunione in Calabria. Lo ha annunciato oggi 13 gennaio il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, nel corso di un’informativa alla Camera sui fatti di Rosarno e sull’ordigno fatto esplodere nei giorni scorsi nei pressi degli uffici giudiziari di Reggio Calabria.

«Il Consiglio dei ministri ha deciso di tenere entro gennaio in Calabria una seduta straordinaria – ha detto Maroni – per approvare il Piano straordinario antimafia presentato da me e dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano». Intanto una nuova operazione dei carabinieri ha portato oggi a 27 ordinanze cautelari nel reggino per associazione a delinquere di stampo mafioso, tentato omicidio, estorsione, traffico d’armi e droga dopo i 17 eseguiti ieri a Rosarno nei confronti di altrettanti affiliati della cosca Bellocco. «E’ la risposta migliore che lo Stato può dare dopo i gravi fatti avvenuti in quella zona – ha detto Maroni – E’ l’ennesima prova che lo Stato in Calabria c’è, continuerà a esserci e non darà tregua alla ‘ndrangheta».

Le persone destinatarie dei provvedimenti restrittivi apparterrebbero alle cosche Zavettieri e Pangallo-Maesano-Favasuli che hanno la loro zona d’influenza nei territori di Roccaforte del Greco e Roghudi. Le indagini che hanno portato all’operazione “Nuovo potere” hanno preso spunto dal tentato omicidio, avvenuto l’8 aprile del 2004, di Teodoro Spanò, di 52 anni, legato alla cosca Pangallo-Maesano-Favasuli. Spanò si salvò grazie all’intervento di una pattuglia dei carabinieri che inseguì i due sicari. Uno di loro è stato arrestato nell’operazione odierna. Il 28 settembre successivo fu ucciso Antonino Pangallo, personaggio di spicco dell’omonima cosca criminale. Tra i due gruppi, in precedenza c’era stata una guerra, conclusasi nel 1998, che aveva provocato 50 morti (la cosiddetta faida di Roghudi) e conclusasi grazie all’intervento del boss Giuseppe Morabito, capo dell’omonima cosca di Africo Nuovo, detto ‘u Tiradrittu. Due delle 27 ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite nelle province di Verbano-Cusio-Ossola e di Massa Carrara. Il gip di Reggio Calabria ha disposto 25 arresti in carcere e due ai domiciliari.

Sulla bomba alla procura di Reggio Calabria, ha proseguito il ministro, è «un attentato molto grave, un vero e proprio atto terroristico di stampo mafioso, posto in essere per generare timori e paure e per reagire ai risultati del contrasto con l’aggressione ai beni criminali e la cattura di importanti latitanti Chi ha pensato con questo gesto di colpire un ufficio giudiziario che sta svolgendo un ruolo importante troverà il governo e tutte le istituzioni dello Stato assolutamente solidali con la magistratura calabrese e coesi nel proseguire la strada intrapresa». «L’obiettivo irrinunciabile – ha detto ancora il ministro – continuerà a essere quello di riportare quanto prima il pieno controllo dello Stato in tutto il Paese, anche in Calabria».

Parlando poi degli scontri di Rosarno, Maroni ha puntato il dito contro la autorità locali. «In tante regioni, e non solo del nord, il modello di integrazione degli immigrati funziona e garantisce il rispetto delle leggi sul lavoro. In Calabria ciò non è avvenuto e sono evidenti negligenze e omissioni della regione sotto molti punti di vista, da quello igienico-sanitario all’integrazione e alla gestione del territorio». La zona, ha aggiunto il ministro, è caratterizzata da «una situazione di insanabile tensione» tra extracomunitari e popolazione residente, «che deriva da una grande situazione di degrado che le autorità locali e la regione Calabria hanno colpevolmente trascurato per anni e che si è trasformata in un serio problema di ordine pubblico».

Maroni ha poi aggiunto gli immigrati aggrediti – 21 quelli medicati, di cui otto ancora ricoverati – avranno il permesso di soggiorno per motivi umanitari.

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