Gianguarino Cafasso era nella casa di via Gradoli con Marrazzo e il trans Natali, quando i carabinieri fecero irruzione nell’appartamento. Questo particolare emerge dai verbali del 24 ottobre, quando il gip Sante Spinaci convalidò il fermo per i militari Nicola Testini, Luciano Simeone e Carlo Tagliente.
Secondo la ricostruzione dei tre, Cafasso era lì per ritirare da Natali i soldi che gli spettavano, visto che era una sorta di protettore, anzi di «pappone», per usare le parole dei carabinieri. Sarebbe stato lui a portare in casa la cocaina. I carabinieri erano stati avvisati proprio da Cafasso che nell’appartamento era in corso un festino a base di droga e trans.
«Abbiamo controllato anche Cafasso per evitare che gli altri capissero che l’indicazione era partita da lui», proseguono i tre.
Ma la posizione di Cafasso è centrale soprattutto per quel che riguarda il video. «Circa quindici giorni dopo — racconta Tagliente — fummo contattati da Cafasso e nell’incontro che avemmo io e Simeone ci disse che aveva effettuato una videoregistrazione in occasione del nostro intervento. Ci chiese di aiutarlo a trovare un acquirente perché lui non poteva, non avendo alcun credito e assicurandoci che nel video noi non comparivamo».
«Quindi – prosegue – ci consegnò un cd rom o meglio scaricò il contenuto del filmato con il bluetooth. Ritengo che Cafasso abbia girato il video con il telefonino. Quando stavamo nell’appartamento non ci siamo accorti che stava riprendendo la scena. Cafasso dopo qualche giorno fece vedere il video integrale a me, Tagliente e Testini. Sul momento abbiamo detto a Guarino di distruggere il video perché c’eravamo anche noi. Lui avanzò una proposta soltanto per una parte del video, cioè quella dove non c’eravamo noi».
Secondo il racconto, Marrazzo chiese di non denunciare quello che i militari stavano vedendo, in modo da non compromettere la sua posizione.Tagliente afferma dunque di non aver mai chiesto denaro a Marrazzo: «Prima di andare via, ci chiese un numero di telefono per contattarci al fine di poterci ringraziare ovvero di poterci aiutare per eventuali trasferimenti, in quanto non lo avevamo denunciato».
Il carabiniere nega però di aver mai contattato telefonicamente l’ex governatore, anzi rivela di aver gettato la scheda «per timore di avere contatti con il dottor Marrazzo».
Soprattutto, Tagliente nega di aver portato via i soldi «che erano sul comodino» e la cocaina: «Quando Marrazzo ci disse che non era sua, la buttammo nel water».