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Marrazzo “vittima” torna in politica. Ma mentì ai suoi elettori

di Emiliano Condò |29 Luglio 2011 14:08

ROMA – Piero Marrazzo, l’ex governatore del Lazio uscito di scena dopo lo scandalo trans che lo ha visto protagonista, sta pensando di tornare in politica. Lo dice, più o meno apertamente, il suo avvocato, e lo lasciano intendere “ambienti vicini” all’ex governatore. A far maturare questa decisione sarebbe la richiesta di rinvio a giudizio per i presunti ricattatori di Marrazzo. Una lista civica, un movimento se non proprio un partito sia pure locale. Perché l’unica “colpa” di Marrazzo sarebbe la sua passione per i trans che colpa politica non è e l’esser stato ricattato e vittima. Non solo niente colpe, ma anche il merito di essersi fatto da parte dalla vita pubblica in fretta e senza storie. Ma l’ex presidente se davvero pensa così, e il suo avvocato, se non ha esagerato con l’annuncio, hanno la memoria corta. Marrazzo sarà stato sì vittima di un ricatto, ma dimentica le sue colpe, tutte politiche, che maturò all’interno di quella vicenda. Mentì, facendosi sbugiardare, e cercò di salvarsi trattando con Berlusconi.

Poco tempo prima che il video del ricatto fosse reso pubblico Marrazzo governatore in carica dichiarò ai giornalisti: “Il video non esiste”. Mentiva, sapeva del video, ne aveva parlato con Silvio Berlusconi, aveva discusso con lui di come “ritirarlo dal mercato”. Governatore in carica eletto con i voti dei cittadini del centro sinistra, Marrazzo pensava di ripresentarsi alle successive elezioni sapendo che il suo avversario politico, Silvio Berlusconi sapeva e poteva disporre di quel video. Quindi era pronto a consegnarsi ad evidente e pressante condizionamento da parte dell’avversario politico. Avrebbe chiesto agli elettori un voto contro Berlusconi sapendo che era nelle mani di Berlusconi. Marrazzo uomo privato è vittima e ricattato, ma Marrazzo uomo pubblico lavora ad un inganno verso i suoi potenziali elettori.

La storia che stroncò, a questo punto forse non in eterno, la carriera politica di Marrazzo, risale al 2009. L’ex governatore frequentava alcuni transessuali coinvolti in giri di droga. Fu “beccato”, filmato e ricattato. Pochi giorni dopo lo scandalo, il governatore prima si autosospese, poi diede le dimissioni. Ora, dopo che è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per i suoi ricattatori, Marrazzo si sentirebbe scagionato, considerandosi vittima. Tanto che persone a lui vicine lasciano intendere che l’ex presidente starebbe valutando un suo ritorno in politica. Che sia con una lista sua o con un movimento civico.

Voci, per ora. E le uniche parole al momento sono quelle che Marrazzo affida al suo avvocato, Luca Petrucci, per commentare la notizia. “La conclusione delle indagini, così come già la sentenza della Corte di Cassazione che si era pronunciata sulle misure cautelari applicate nei confronti dei carabinieri indagati, confermano l’assoluta correttezza della gestione amministrativa di Piero Marrazzo, il quale, unico in Italia, ha fatto un passo indietro per non coinvolgere le istituzioni in vicende esclusivamente personali”. Alla luce dello scandalo di droga e trans che lo aveva investito, infatti, il governatore si dimise da tutti i suoi incarichi, ritirandosi, di fatto, a vita privata. In quei giorni si era detto di tutto. Che i soldi con cui pagava i suoi incontri sessuali, fossero della Regione: il denaro, stando alla ricostruzione dei viados, era tanto. E sempre cash. Accuse che cadono, precisa il legale. “Credo che la gestione della cosa pubblica – continua Petrucci – fatta da Marrazzo debba essere recuperata quale patrimonio per l’intero centrosinistra”.

Ma Petrucci e Marrazzo forse dimenticano quello che l’ex governatore fece nel 2009. La sua colpa, almeno politica, non fu certo quella di frequentare transessuali e tantomeno essere ricattato per questo, ci mancherebbe. Ma l’avvocato Petrucci dimentica, e forse anche Marrazzo, che quando si parlò del video in cui l’ex presidente appariva a casa di alcuni trans con della cocaina e con questo veniva ricattato, l’allora governatore si affrettò a dire “il video non esiste”. Mentiva. E lo sapeva. Lo sapeva perché era assolutamente informato dell’esistenza del video tanto che stava trattando con Berlusconi, in questo caso nelle vesti di editore di alcuni giornali che il suddetto video avrebbero potuto pubblicare, la gestione della cosa. Mentiva quindi Marrazzo ai suoi elettori, e allo stesso tempo, mentre pensava di candidarsi per un secondo mandato, trattava con il suo principale avversario politico. Difficile dimenticare una simile “leggerezza” politica. Difficile tentare di scagionarsi da questo presentandosi come la vittima di una macchinazione. Difficile pensare di ripulirsi semplicemente sorvolando su questi fatti.

Sarà quindi innocente e anzi vittima di ricatto Piero Marrazzo ma, né lui né il suo avvocato, possono far finta, nascondendosi dietro le dimissioni, che da quella vicenda l’ex governatore possa uscire pulito. Essere, in questo caso, parte lesa dal punto di vista giudiziario, non scagiona Marrazzo dall’essere colpevole, colpevolissimo, dal punto di vista politico. Dice l’avvocato Petrucci “Credo che la gestione della cosa pubblica fatta da Marrazzo debba essere recuperata quale patrimonio per l’intero centrosinistra”. Speriamo che qualcuno gli ricordi, davvero, come sono andati i fatti. Che se ne ricordi, almeno, il centro sinistra. O che l’idea annunciata di Marrazzo che torna in politica sia un equivoco, un’interpretazione frettolosa delle parole dell’avvocato, è meglio.

 

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