ROMA – “Si chiama Marta Grande, ha 25 anni ed è di Civitavecchia. L’hanno già ribattezzata la ‘Pivetti grillina’, perché nelle frenetiche trattative del dopo voto, si è parlato di lei come possibile presidente della Camera. Se succedesse, speriamo non diventi poi opinionista televisiva”.
A scrivere queste parole è Aldo Grasso, il noto opinionista televisivo del Corriere della Sera. Prosegue Grasso:
“Subito dopo le elezioni, è apparsa in collegamento a ‘Otto e mezzo’ per ribadire, con un sorriso monellesco, un concetto unico: noi non ci poniamo il problema della governabilità, noi votiamo le idee che ci piacciono, le idee che siano in linea con le nostre. Lilli Gruber, da maestrina, l’ha interrogata e Grande si è ingarbugliata fra voto di fiducia (passaggio parlamentare indispensabile per la creazione di un governo) e questione di fiducia”.
Secondo Grasso, nel baraccone mediatico la ragazza è già una stella.
“Si scopre che è laureata in America, a Huntsville (Alabama) e che ora sta conseguendo una laurea italiana, in Relazioni internazionali a Roma Tre. Le manca solo la tesi. Ha cominciato a frequentare il blog di Beppe Grillo (come un tempo si frequentavano le sezioni di partito) da poco più di un anno, ma alle parlamentarie del Movimento è risultata la seconda più votata della circoscrizione Lazio1: solo 335 voti, pochini ma sufficienti. Nel video di presentazione propone la riduzione del traffico di Civitavecchia, la tutela dei parchi e un ambiente salubre e vivibile per tutti (un programma minimo per una laureata in America, ma sufficiente)”.
Ancora Grasso:
“Ha fatto anche la volontaria per Greenpeace. Di Grillo ha detto: ‘È il megafono del Movimento, niente di più’. Non si sa se il diretto interessato l’abbia presa bene. Sta di fatto che dopo le prime apparizioni (in molti l’hanno accusata di pressapochismo) è scomparsa. A prima vista Marta risulta più affabile del ‘Trio Bersani’ (la portavoce del comitato Alessandra Moretti, la direttrice di YouDem Chiara Geloni e il portavoce del segretario, Stefano Di Traglia), però i grillini dovrebbero dimostrare di non essere solo portavoce del loro portavoce. Il problema non è di votare le idee che piacciono, ma di averle. Non di dire ciò che pensa la ‘democrazia digitale’, ma di pensare”.