Masi ha ragione con Santoro e starà sempre a galla: con Berlusconi (e dopo…)

Pubblicato il 29 Gennaio 2011 - 00:20 OLTRE 6 MESI FA

Mauro Masi

Come viene visto Mauro Masi dagli italiani?

Scrive uno di loro: “Si è rivelato un gran […]. L’avranno anche costretto a farlo, ma non capire a quale figura da gabibbo si sarebbe esposto dissociandosi da un prodotto della propria azienda senza avere la forza per ritirarlo dal mercato e duellando con un istrione come Santoro sulla pista del suo circo, è tragico. Ora vedremo come si comporterà il Presidente, il temuto e fulvo leone ammaestrato della MGM”.

Per un altro, la colpa di Masi “non è di essere “al servizio”, questo lo sapevamo, è l’essersi reso ridicolo con un intervento goffo e fracchiesco alla rovescia, dimostrando di non avere capito né lo strumento né il personaggio. Imperdonabile per un DG, un AD, qualcuno che deve guidare una grande azienda come la Rai”.

Leggete a pagina 209 del Tex allegato a Repubblica giovedì 28 gennaio e avrete la chiave. Due cow boys hanno fallito l’agguato a Tew Willer, uno è morto, l’altro è sopravvissuto, dopo una marcia di ore sotto il sole e senza scarpe. Il suo capo banda, quando lo ritrova, lo accusa subito di essersi venduto e il poveretto rischia la pelle. Chiede il sopravvissuto: “Mi sarei dovuto fare sparare?”.  Sparare forse no, ma un po’ più di supplizio avrebbe giovato.

Nei sistemi celoduristi che si contrappongono in Italia, il dubbio non è ammesso, è prova di tradimento e di intelligenza cl nemico. Né di qua né di là del Piave. Non è una esclusiva del campo berlusconiano, ma visto che stiamo parlando di quello, per capire Masi bisogna immaginare il clima da cittadella assediata che probabilmente si vive in quelle anticamere.

Non è una novità, semmai una tradizione. Dei poveri montanari vennero fucilati, nella prima guerra mondiale, per avere previsto una strage di alpini, se gli ufficiali avessero insistito nell’attacco a una cima che loro sapevano imprendibile.

Masi non può permettersi il lusso del buon senso. Il dubbio non è intelligenza, è tradimento, chi dubita va fucilato.

Chi ha pratica di vertenze sindacali sa che le organizzazioni non mediano, per non rischiare il consenso. Preferiscono mandare a sbattere i lavoratori. L’alternativa sarebbe la taccia di infami.

Masi non può suggerire a Berlusconi la moderazione, sarebbe la sua fine. Meglio fare una figura ridicola, imitare Starace o Pavolini e andare a sbattere, trascinando nella caduta il suo mandante, che non tenere la schiena dritta, levarsi contro il male e combattere. Ciano docet.

Ve lo vedete il direttore generale della Bbc che chiama in diretta una trasmissione che prende in giro, come accade spesso, la regina o il primo ministro, e si dissocia?

Ve lo vedete un capo di governo, in qualsiasi angolo del mondo, polemizzare in diretta con un conduttore di un programma Tv. Se ha la forza, lo fa mangiare dai leoni. Se non ce l’ha. sta zitto.

Ma il problema non è di Masi. Mentre tutti quelli che hanno avuto il decoro di dire di no ai loro padroni hanno sempre pagato, anche Seiano che per quanto poteva metteva un freno alla follia di Tiberio, chi ha obbedito l’ha sempre sfangata e così sarà per Masi, sublime burocrate e supremo navigatore.

Il Potere non ama il dissenso. Masi è fedele alla consegna oltre ogni limite, sarà sempre utile, sarà sempre amato.

Lui ha ragione, siete voi che sbagliate. Il senso del ridicolo, di questi tempi, è un optional troppo costoso.