Apologia di Masi: suicida di ridicolo, ma la Rai è allo sbando. E Berlusconi…

di Sergio Carli
Pubblicato il 4 Maggio 2011 - 09:36| Aggiornato il 27 Ottobre 2013 OLTRE 6 MESI FA

Purtroppo per lui e per la Rai, si è infilato in una guerriglia da cui era scritto che sarebbe uscito perdente: se lo ha fatto per compiacere il suo mandante può trovare scuse e comprensione. Nessuna attenuante invece al ridicolo di cui si è coperto.

Masi, che è stato, nel bene e nel male, un modello di funzionario statale, ha commesso l’errore comune a tanti che entrano nel mondo dell’effimero con la sicumera che porta a mettere sullo stesso piano artisti, giornalisti, camionisti e gruisti e a ignorare che ogni mestiere ha le sue regole e anche gestire un chiosco di granite d’estate può trasformarsi in una trappola micidiale.

Si è ingarellato con Santoro e compagni e ne è uscito a pezzi in totale confusione mentale al punto da parlare bene di Milena Gabanelli per parlar male di Santoro, ripetendo come un disco rotto la sua litania di improperi.

Certo, a leggere quel poco che si è letto sulle intercettazioni di Trani, reggere un padrone come Silvio Berlusconi non è impresa da tutti. Berlusconi, quale che sia il giudizio morale e soprattutto politico che se ne voglia dare, è un personaggio di qualità fuori del comune e l’insistenza e il continuo ossessivo martellamento dei collaboratori è parte dei suoi strumenti di lavoro e di sfogo. I racconti di suoi ex intimi fanno pensare a notti da incubo per quei poveretti. Berlusconi dorme di giorno, anche in situazioni imbarazzanti, perché sta su quasi tutta la notte, che da racconti e verbali, è una specie di sabbah.

Povero Masi, rispondere alle telefonate angosciose e angoscianti del suo capo nel cuore della notte ha certamente avuto effetti disturbanti sulla sua capacità di giudizio e lo ha portato a a mosse quanto meno azzardate.

Masi è stato obbediente oltre il ragionevole, anche se ad accettare la nomina in Rai è probabile lo abbia spinto non solo l’obbedienza quanto la vanità. La vanità, lo sappiamo da un paio di mila anni, è il vero peccato che ci perde tutti, non il sesso come hanno predicato e predicano i preti: Lucifero precipitò nell’inferno perché non si accontentava del ruolo, Satana tentò Gesù con prospettive di potere non di donne.

Masi ha peccato di vanità e di sesso, ma la Rai c’era molto tempo prima di Masi e ci sarà per chissà quanto e i suoi difetti non sono colpa di Masi, ma di un sistema che ha aspetti positivi e negativi. Al positivo ha che garantisce i cittadini che le principali opinioni espresse attraverso il sondaggio per antonomasia, le elezioni, trovano voce nei programmi e nei tg della Rai. Questa è una regola che è in vigore da quando al monopolio democristiano si sono sostituite, nel tempo, formazioni sempre più allargate e alla quale tutti si sono attenuti, incluso il più liberticida Berlusconi.