Ma Massimo Gramellini è un “grillino in sonno”?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Febbraio 2013 - 14:38| Aggiornato il 10 Giugno 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Ma Massimo Gramellini è un “grillino in sonno”? Così titola il suo “Buongiorno”, la sua rubrica quotidiana sulla Stampa, e il sospetto è che quel ritratto di una nuova tipologia di elettore che sta venendo fuori sia un autoritratto. Molti gli indizi che ci portano a questa conclusione. Gramellini più di una volta nella sua rubrica si è occupato di Beppe Grillo e del Movimento 5 Stelle, ma a differenza degli editorialisti dei maggiori quotidiani le sue critiche al comico genovese sembrano più quelle di un osservatore incuriosito che di un censore indignato. Dopo il risultato delle elezioni regionali in Sicilia, l’Istituto Cattaneo pubblico uno studio in cui si dimostrava che la maggior parte degli elettori di Grillo veniva dal centrosinistra. Gramellini commentò così:

Ad accendere le Cinque Stelle non è il popolo deluso da Berlusconi, che in Sicilia si è astenuto in massa. Sono il lettore del Fatto, lo spettatore di Santoro, il progressista stremato dai ghirigori della nomenclatura rossa e rosé, in particolare da quella del Pd, che in cinque anni è passato da 505 mila a 257 mila voti: un trionfo davvero storico. Chiunque si sia preso la briga di togliere l’audio all’ugola di Grillo per leggerne i programmi, si sarà imbattuto in parole come “ambiente”, “moralità della politica”, “scuola pubblica”, “bene comune”. Il vocabolario del perfetto democratico.

Oggi, parlando di una “nuova creatura elettorale”, descrive così il “grillino in sonno“:

Individuo affabile e politicamente istruito, il grillino in sonno è solito intrattenersi con amici e colleghi sui pericoli che correrebbe la democrazia nel malaugurato caso in cui il movimento di Grillo superasse il venti per cento alle elezioni. […] Poi arpiona l’ascella di un adepto perplesso (ce n’è sempre uno) e lo porta a sgranchirsi le idee in corridoio. «Come dicevo, al governo non lo vorrei mai…». E abbassa di colpo la voce. «Ma tanto lì si è capito che ci andrà Bersani, in combutta con Monti. Perciò serve qualcuno che faccia le bucce ai deputati, apra i cassetti delle commissioni parlamentari e metta in Rete le schifezze che per omertà nessuno ha mai denunciato. Ecco, per quel lavoro Grillo sarebbe l’ideale». «Quindi lo voterai»?, si informa il destinatario della confidenza. «Ma cosa dici? Ovviamente no!» replica il grillino in sonno, sdegnato e di nuovo stentoreo, neanche si trattasse di mentire a un sondaggista. Eppure nei suoi occhi sono spuntate cinque stelle di malizia. Poco visibili alla luce, molto meglio al buio di un’urna elettorale.

Gramellini sta parlando di se stesso? Non abbiamo la “pistola fumante”, la prova per poterlo dire con certezza. Di sicuro il giornalista parlava di se stesso l’altra sera, il 6 febbraio, ospite alle Invasioni Barbariche di Daria Bignardi. Di quando, in controtendenza rispetto ai suoi coetanei, a 18 anni si proclamava “liberaldemocratico”. Di solito a quell’età si scelgono posizioni più estreme, ci si atteggia a rivoluzionari. Si parte incendiari e si finisce pompieri. “Io ho fatto il percorso inverso – ha spiegato Gramellini – sono partito pompiere e sto diventando incendiario”.