ROMA – Una nuova sparata di Nunzio Galantino, già vescovo Cassano allo Jonio (Calabria) e ora segretario generale della Cei, la commissione episcopale italiana, questa volta contro i massoni, ha provocato una dura reazione da parte di Stefano Bisi, gran maestro del Grand’Oriente d’Italia.
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In un lungo documento pubblicato dal sito del Grand’Oriente, Bisi parte da una intervista rilasciata da mons. Galantino a Famiglia Cristiana per tracciare un quadro dei rapporti fra Chiesa e Massoni a partire da due secoli fa fino ai tempi più recenti.
In quella intervista, sostiene Bisi,
si è prodotto in alcune frasi riguardanti la Libera Muratoria che ci sono apparse degne del miglior trattato sulla tolleranza. Con poca vaticana diplomazia, con inaspettata intransigenza, ergendosi a giudice infallibile, senza alcuna indulgenza ha dichiarato che “Nei confronti della Massoneria la Chiesa ha tenuto, da sempre e con chiarezza, lo stesso atteggiamento: tutto ciò che da singoli o gruppi attenta al bene comune a vantaggio di pochi non può essere accettato”.
Quelle del segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana ci sono sembrate parole molto pesanti ed inopportune per un alto esponente del Vaticano che dovrebbe avere grande dimestichezza nel misurare il verbo con saggezza, equilibrio e estrema cautela prima di accusare in modo così eclatante e “scomunicare” personalmente e inutilmente la Massoneria.
Sulla questione secolare dei rapporti tra Chiesa e Libera Muratoria ci sarebbe tanto da dire ancora oggi, ricordando però una cosa che il monsignore sicuramente saprà, cioè che nell’articolo 1374 del Codice Canonico è stato tolto il preciso riferimento alla Massoneria e anche l’anacronistica parola “scomunica” è stata modificata in quella di “giusta pena”.
Ciò non toglie che sul capo di milioni di liberi muratori sparsi per il globo terracqueo pende sempre la bolla “In eminenti” del 28 aprile 1738 con la quale Papa Clemente XII ci scomunicò aprendo di fatto uno status di intransigenza ed ostilità – fermamente ribadito ora da monsignor Galantino – che è risultato comodo anche ai successori sul soglio di Pietro e che, con alti e bassi, fra piccoli spiragli e intolleranti chiusure, è proseguito sine die senza sfociare mai in una auspicabile e vera opportunità di cambiare il corso della Storia partendo da un dialogo costruttivo ed abbattendo i muri odiosi di una settaria e poco illuminata intransigenza.
Ma questa è un’altra vicenda, che meriterebbe ulteriori riflessioni, aprirebbe ulteriori dispute teologiche, fiumi di inchiostro,
e svierebbe dal caso in questione.
Quello che io e i fratelli del Grande Oriente d’Italia non possiamo davvero accettare eè quell’insinuazione strisciante e malevola secondo la quale la Massoneria – fortunatamente solo per monsignor Galantino – è fra i gruppi che attentano al bene comune a vantaggio di pochi.
Ritengo questa affermazione palesemente arbitraria e frutto di una sua visione del tutto sbagliata del ruolo e delle finalità dell’Istituzione Massonica e dei fratelli che ne fanno parte.Al Reverendissimo segretario della Cei, dico subito che siamo noi che non accettiamo una simile provocazione e ci riteniamo gravemente offesi da questa sua incresciosa affermazione. Da noi però, stia tranquillo, non avrà mai nessuna scomunica. Monsignor Galantino può avere della Massoneria una visione non positiva e pensare pure quello che vuole ma non può – usando toni che ricordano i tempi bui dell’Inquisizione – affibbiarle degli aggettivi e dei marchi pretestuosi che essa rifugge e che sono lontani anni luce da quella che e’ la plurisecolare e meritoria opera della Libera Muratoria. I fratelli di questo Ordine lavorano al bene comune, al bene dell’Umanità e non al bene di pochi. Queste persone e questi gruppi, se esistono, vanno cercati altrove, al di qua e anche al di là del Tevere.
La dottrina della fede dovrebbe camminare di pari passo con quella laica della ragione, oltre che del buonsenso, senza creare delle inutili voragini nel rispettoso dialogo a distanza che non deve mai mancare fra Istituzioni che, pur con visioni e idee diverse, hanno o dovrebbero avere un ruolo altamente etico nell’attuale Società. Lo stesso Cardinale Gianfranco Ravasi, 2 anni fa su “Il Sole24Ore”, scrisse un articolo in cui pur evidenziando le distanze tra Chiesa e Massoneria parlò dell’esistenza di punti in comune e non solo delle inconciliabilità. Io stesso risposi al Cardinale con una lettera in cui auspicai la speranza del dialogo e del confronto sereno.
Ecco cosa scrissi. “Come ha saggiamente ricordato il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura citando il documento dei vescovi tedeschi del 1983, non possono essere ignorati i punti di contatto fra Massoneria e Chiesa che trovano valori comuni nella dimensione comunitaria, nella dignità umana, nella lotta al materialismo, nella beneficenza. In questo si può avere un aperto e libero confronto mantenendo le differenze ma riducendo le distanze che invece scandiscono nel loro documento i vescovi filippini. Ma quel che conta è partire magari da una conciliabilità limitata e discuterne che professare ancora una assoluta ed intransigente inconciliabilità ex cathedra. Chi possiede la Verità? L’Uomo o solo Dio? Scrisse proprio il Cardinale Ravasi qualche anno fa: “La Verità è una sola ma come il diamante ha molte facce, noi riusciamo, dal nostro angolo di visuale, a vederne solo una di queste facce”. Si illude, quindi, chi pensa di vedere tutto e detenere l’unica Verità. È per questo che i massoni con umiltà e tanti dubbi la cercano perennemente lasciando agli altri i dogmi. Ma cercando sempre il dialogo e il confronto con chiunque”. In questi due anni la mia opinione non è cambiata e la porta della Libera Muratoria rimane sempre aperta al dialogo, al di là delle affermazioni di monsignor Galantino che possiede una sua assoluta è infallibile Verità.
Tornando al monsignore aggiungo che ci e’ sembrato poi molto poco accorto – oltre che pericoloso viste le follie che si stanno verificando – far risaltare un inesistente problema Massoneria in un momento in cui il clima generale della Nazione non è dei migliori. Forse la Chiesa e la Cei dovrebbero più preoccuparsi oltre che della cura delle anime e del calo di fedeli, anche di come arginare un pericoloso conflitto sociale, visto che milioni di italiani sono poveri, hanno sempre più problemi – come si diceva una volta, non sanno come sbarcare il lunario – e l’esodo degli immigrati viene visto con una ostilità – ingiustificata anche dal nostro punto di vista – ma sempre più crescente.
Ecco, forse, la Chiesa dovrebbe occuparsi più concretamente di temi sociali e reali che di quelli massonici. Ad ognuno il suo ruolo senza invasioni di campo e tentativi di falli a gamba tesa per usare una metafora calcistica. Inoltre è quanto meno singolare – per usare un eufemismo – e fa riflettere che nello stesso numero di Famiglia Cristiana ci sia un’intervista all’onorevole Rosy Bindi, la presidente della Commissione Antimafia che oltre a fare sequestrare – per noi con un atto illegittimo e contro il quale ci siamo opposti – gli elenchi dei massoni di Sicilia e Calabria ha messo nero su bianco nella relazione finale la presenza di alcuni sacerdoti nelle liste delle Obbedienze oggetto dell’indagine, nel tentativo di strumentalizzare ulteriormente la vicenda e cercare magari una sponda vaticana ed una motivazione in più nella caccia ai liberi muratori. E, guarda caso, anche nell’intervista della Bindi viene evocata la Massoneria.
Ma noi siamo abituati alle persecuzioni. Nel corso dei suoi 300 anni di vita nessuna Istituzione è stata osteggiata, combattuta, mistificata, infamata e temuta come la Libera Muratoria Universale. Dalla Chiesa Cattolica che ha visto, ingiustamente, nella Massoneria un concorrente nella spiritualizzazione ed elevazione dell’Uomo liberato dai dogmi, ai regimi di ogni colore, per arrivare a certe forze politiche populistiche attuali che non possiedono la trasparenza necessaria, e ignorano la forza inesauribile e libertaria della fratellanza.
Di una cosa monsignor Galantino e chi la pensa come lui può stare sicuro: I fratelli del Grande Oriente d’Italia nei loro templi e nella Società continueranno a lavorare sempre e soltanto per quel bene comune – e non di pochi – che è scritto nel Dna della Libera Muratoria e che con sacrificio, coraggio, altruismo e solidarietà milioni di massoni applicano quotidianamente in Italia e nel mondo.