Matteo Renzi salva i dissidenti Pd: il no a Letta non vale l’espulsione

ROMA – Matteo Renzi salva i dissidenti Pd: il no a Letta non vale l’espulsione. Non si sono studiate procedure speciali per regolare il dissenso. Ma si sa che se chi non ce la farà proprio a votare un governo con dentro indigeribili pezzi di berlusconismo, non verrà cacciato dal partito. Matteo Renzi, unico leader credibile dopo l’azzeramento della segreteria Pd, ha speso parole precise contro rappresaglie politiche: “E’ sbagliato dire a prescindere io non lo voto: invito tutti ad ascoltare Letta in Parlamento. E’ un tantino prematuro dire io non lo voto, allora io ti espello. Credo che la stragrande maggioranza del pd voterà la fiducia. Se qualcuno non voterà la fiducia ci saranno le sedi per discutere del dissenso”. Insomma una soluzione pragmatica fondata sulla previsione che i ribelli saranno pochi ed è inutile affrontare la questione con provvedimenti definitivi.

Altra cosa sarà la gestione del dissenso ma questo riguarda la forma partito e i nuovi assetti che scaturiranno dal Congresso imminente. Eppure fino a ieri un deputato influente come Boccia poteva ancora minacciare l’espulsione di chi si fosse chiamato fuori. Su Repubblica di oggi (26 aprile), a testimonianza di un caos democratico di impervia lettura, c’è una curiosa lista che divide le anime del dissenso tra chi è indeciso tra il no e il non voto, chi è critico e chi è dubbioso.

Laura Puppato, Sandro Gozi, Corradino Mineo e Giuseppe Civati sono i più intransigenti: il massimo che possono concedere e la disponibilità a votare, come spiega Gozzi, volti nuovi e meno compromessi come Maurizio Lupi o Enrico Costa pur di non dover vedere certe le facce  di vecchi ministri Pdl e personalità “impresentabili” (i nomi di Brunetta, o Gasparri, sono degli autentici spauracchi). “Critici” sulla linea Letta sono Alessandra Moretti (che già non aveva votato come gli indicava Bersani del quale era portavoce), l’autorevole Guglielmo Epifani, l’ex ministro Cesare Damiano, il responsabile economico dell’era Bersani Stefano Fassina. Tra i “dubbiosi” dobbiamo annoverare i Giovani Turchi Orfini e Orlando, la pasionaria Rosy Bindi e la prodiana Sandra Zampa. Il loro mal di pancia non passerà con un Malox ma la mano tesa di Renzi e del partito la stringeranno perché nessuno vuole lo scempio di un partito con un pezzo di gruppo parlamentare all’opposizione.

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