Matteo Renzi al Pd: Imu, non arroccarsi, linea a Governo Letta contro Berlusconi

Pubblicato il 11 Maggio 2013 - 12:48 OLTRE 6 MESI FA
renzi matteo

Matteo Renzi con Maria De Filippi

“Non regaliamo il governo a Berlusconi, le priorità a Enrico Letta dobbiamo darle noi” è l’ultima uscita di Matteo Renzi, in una intervista con Claudio Tito di Repubblica:

“Usciamo dallo psicodramma: non trasformiamo l’assemblea in una seduta di autocoscienza”.

Matteo Renzi, scrive Claudio Tito,

“invoca per il suo partito un cambio di marcia. Una svolta che porti il centrosinistra a riconquistare competitività e “appeal”:

«Dobbiamo cambiare gioco e liberarci di questo strano incantesimo che ci paralizza »

E per questo c’è una sola strada:

«Non consegnare a Berlusconi » il governo Letta. «Dobbiamo rivendicarlo», porgergli un programma con due o tre punti qualificanti e dargli un’impronta di «sinistra». Come avrebbe esortato Moretti, «diciamo qualcosa di sinistra» per preparare la sfida a Berlusconi: «Perché lui è già in campagna elettorale».

Chi guiderà il Pd contro Berlusconi?

“Quando sarà il momento il Pd deciderà chi potrà essere il rivale: «Io o Enrico? Si valuterà quando sarà opportuno »”.

Claudio Tito chiede se Matteo Renzi è consapevole delle proteste di “OccupyPd”?

«Certo, ma mi sembrano che occupano qualche colonna di giornale. Ma non il partito. Il partito non è “occupabile”.  […] Non è che facendo tre cartelline sul no alle larghe intese, allora si riesce a fare qualcos’altro ».

Ce l’ha con Laura Puppato? chiede Claudio Tito. Risponde Matteo Renzi:

«Ce l’ho con tutti quelli che se la prendono con questa maggioranza senza considerare i dati di fatto. Esiste un’alternativa in questo momento? No. Bersani lo ha dimostrato molto bene. Il suo fallimento è chiaro. L’alternativa era il voto, ma ora non c’è più. Il punto allora è come si fa a riprendere l’iniziativa».

Sul rapporto fra il Pd e il Governo Letta, Claudio Tito chiede se il Partito democratico lo stia subendo. Risponde Matteo Renzi:

«Se ce ne vergogniamo, allora regaliamo a Berlusconi 12, 15 o17 mesi di traino straordinario. Sulle cose negative può scatenare il dissenso contro di noi perché il premier è di sinistra e rivendicare al Pdl tutto quel che ci sarà di positivo. Lui è già in campagna elettorale. E mentre studia come tornare a Palazzo Chigi, noi siamo sotto shock. Basta con la depressione. Guidiamo noi questo governo. Abbiamo già sprecato un calcio di rigore a febbraio scorso, non sbagliamone un altro».

Come si fa a imporre la linea quando l’alleanza con Berlusconi obbliga alla mediazione continua?

«Si abbia il coraggio di elencare noi le priorità. Ne bastano due. […] Di certo dobbiamo spiegare che questo è un governo eccezionale. Nel senso che è una eccezione, con Berlusconi non ci staremo più. Per questo dobbiamo chiarire ai nostri elettori – e a quelli che ci voteranno -, che il primo obiettivo è il lavoro. Non asserragliamoci sull’Imu. Insistiamo semmai sull’emergenza occupazione, sul superamento del baraccone burocratico, sul cuneo fiscale, sulla formazione professionale e, alla fine, anche sulle norme sul lavoro. Il Pd sia il partito dei nuovi lavori. Non voglio dire del “New Labour”, madei nuovi lavori. […] La sfida è più lavoro e più Europa. Un’Unione, però, più equanime e con meno austerity».

Secondo obiettivo le riforme:

«Aboliamo le province, aboliamo il Senato, riduciamo i parlamentari. E poi cambiamo la legge elettorale. Come minimo si può tornare al Mattarellum, come massimo si può arrivare al semipresidenzialismo e a un sistema simile a quello dei sindaci. […] Svegliamoci. Il Presidente del consiglio giustamente ha ingaggiato la battaglia contro i costi della politica, ecco: aiutiamolo».

Si inserisce Claudio Tito: così insegue Beppe Grillo.

«Ma questa è una battaglia di sinistra, noi lo sosteniamo da ben prima dei 5Stelle. Per Grillo che dichiara 4 milioni di reddito l’anno è facile parlare. Lui è stato il vero sponsor di Berlusconi: non ha accettato il dialogo con noi e non ha votato Prodi al Quirinale. E ora lucra. Se il Pdl è al governo, la colpa è sua».

Domanda finale: se il Pd deve dare la linea al Governo, Matteo Renzi perché non si è candidato subito alla segreteria?

«Io faccio politica per cambiare l’Italia non per le poltrone. Ridiamo fiducia alla nostra gente e al partito. E facciamo un po’ di formazione politica».