Matteo Renzi: “Art. 18 è un totem ideologico. Sulle riforme teniamo botta”

di redazione Blitz
Pubblicato il 6 Ottobre 2014 - 22:33 OLTRE 6 MESI FA
Matteo Renzi: "Art. 18 è un totem ideologico. Sulle riforme teniamo botta"

Matteo Renzi ospite di Quinta Colonna, su Rete 4

ROMA – “L’articolo 18 è un totem ideologico, riguarda solo 2500 persone”. Così il premier Matteo Renzi, ospite di Quinta Colonna, in onda su Rete4, torna alla carica sul Jobs Act e assicura: “Sulle riforme teniamo botta, non arretriamo di un centimetro”.

Il reintegro, ha spiegato Renzi, oltre che una garanzia per pochi lavoratori “rischia anche di esser fonte di incertezza” perché dipende dalla decisione del giudice “e le aziende non sanno dove battere la testa, anche le aziende straniere”.

“Attenzione, l’Italia da troppi anni difende il Made in Italy pensando che siano il passaporto per l’imprenditore. A me non interessa se l’imprenditore è italiano, americano, indiano, cinese, a me interessa che lui tenga fabbrica qui, e crei posti di lavoro”.

Poi tornando sull’art. 18 ha sottolineato:

“E’ una battaglia ideologica, è allora perché i sindacati sono gli unici assieme ai partiti a non avere l’art.18?”.

Quanto alla minoranza Pd, Renzi tira dritto:

“Non c’è in discussione il Pd ma l’Italia: dobbiamo rimetterla in moto. E allora stiamo ad ascoltare i suggerimenti di tutti ma non mi va che ci sia qualcuno che pretende di bloccare perché da vent’anni siam nella palude e ora tocca a me guidare. Bisogna che la macchina vada”.

Rivolgendosi ai sindacati Renzi ha detto:

“Io voglio chiedere ai sindacati se son davvero convinti che il problema è di un altro o se sono d’accordo che anche loro devono dare una mano. Vorrei che i sindacati dessero una mano.

Se siamo arrivati a questo punto in Italia, la colpa è dei politici, ma c’è una responsabilità diffusa di tanta gente, anche dei sindacati.

Se c’è un ragazzo della mia età che non si iscrive ai sindacati, è perché hanno perso un po’ di rapporto con il territorio”.

Poi scherzando, a proposito dell’incontro in programma martedì con le parti sociali, ha detto:

“Perché vedo i sindacati alle 8 del mattino? Almeno si fa alla svelta… Mi dà un po’ noia questa immagine del tavolone della sala Verde: sono 30 anni che nei Tg ci presentano queste riunioni dove chiacchierano, chiacchierano e non concludono. Si può anche non essere d’accordo ma si deve concludere“.

Renzi ha spiegato quali sono gli obiettivi della riforma del lavoro:

“Noi abbiamo perso in 5 anni un milione di posti di lavoro, è tanta roba. Negli ultimi 6 mesi i primi segnale timidissima ripresa ci sono, sono 83 mila posti in più, ma arrivare a un 1 milione campa cavallo.

Voglio fare un sistema per cui se qualcuno perde il posto di lavoro non lo si può caricare sull’imprenditore e dire ‘non licenzi’, perché se non ce la fa più è autorizzato a farlo purché da parte sua non ci sia un atto discriminatorio. Se per motivi suoi deve fare a meno di una persona, il nostro sforzo deve essere non farlo andare da un giudice.

Anziché lasciare andare il lavoratore licenziato come fa oggi lo Stato, dandogli l’umiliazione di alzarsi la mattina e fare la fila ai centri per l’occupazione, bisogna riscoprire la bellezza della parola ‘prendersi cura’.

Se sei licenziato intanto ti do un po’ di soldi per andare avanti e avere uno stipendio immediato mettendo più soldi per gli ammortizzatori sociali. Però poi ti avverto che ‘non è che stai qui a poltrire’ ma ti do una regola per cui alla seconda volta che ti offro il posto o lo prendi o stai facendo il furbo”.

Quanto al Tfr su base volontaria, ci si può riflettere:

“E’ un’ipotesi – ha spiegato Renzi – gli italiani son divisi perché alcuni dicono ‘meglio mettere quei soldi da parte perché se li ho li spendo’. Ma il tfr così ce l’abbiamo solo noi” nell’ambito di uno “Stato-mamma”.

Bisogna che il Tfr non sia un problema per le pmi, per questo stiamo discutendo con le banche, che hanno soldi per la liquidità che arrivano dall’Ue. Non si possono costringere le pmi ad avere un costo finanziario in più”.

E riuscirà a convincere le banche?, gli viene chiesto. “Sono ottimista”, chiosa lui.

“Vorrei diventassimo come gli altri Paesi, dove al lavoratore si da di più e piano piano si riducono le tasse all’azienda”.

Quanto alla legge di stabilità:

“Stanno tutti lì a tifare perché le cose vadano male ma noi li freghiamo”.

Il suo rapporto con Silvio Berlusconi si limita a

“Noi con Berlusconi parliamo di riforme costituzionali e legge elettorale”

Poi scherzando con Paolo Del Debbio, se sia opportuno incontrare il leader di Fi sul futuro professionale del conduttore, Renzi lancia un appello ironico:

“Presidente, metta una buona parola per Del Debbio”.

Riprendere lo spirito dei nonni

“Occorre riprendere lo spirito dei nonni che hanno vissuto situazioni ben peggiori, come la guerra. I nonni, anche arrabbiati, hanno ricostruito un paese. Non buttiamo via le occasioni, bisogna rimboccarsi le maniche e non lamentarsi soltanto”