Matteo Renzi: “Berlusconi mi disse che non mi voleva premier, meglio Letta”

Matteo Renzi: "Berlusconi mi disse che non mi voleva premier, meglio Letta"
Matteo Renzi

ROMA – “Berlusconi mi disse: non ti voglio premier“. “Letta mi disse: siamo innanzitutto amici, esempio di cordiali relazioni tra un fiorentino e un pisano”. Nel suo libro “Oltre la rottamazione”, il sindaco di Firenze Matteo Renzi racconta di come abbia vissuto le ore che hanno preceduto la nascita del governo Letta, quando sembrava toccasse a lui e il telefono squillava di continuo.

Renzi riporta il suo colloquio con Enrico Letta che gli disse: “Niente trasparenza, altro che streaming, bisognava vedersi a quattr’occhi, soli, in un ufficio del centro di Roma, per stabilire davanti a una schiacciatina col prosciutto, una birra e una Coca Cola, che chiunque sarà il candidato avrà il totale appoggio dell’altro”.

Ma in quelle ore si parlava anche di un veto del Pdl su di lui. Renzi quindi chiama Alfano, il segretario gli passa Berlusconi: “Dall’altro lato della cornetta la voce è cordiale. “Non c’è un veto nostro, caro sindaco. Semplicemente non vogliamo te, preferiamo Amato o Letta“.

Renzi ricorda quindi con “divertita soddisfazione” quanto sia stato “mediaticamente insultato” nel Pd “per essere la “spia” di Berlusconi”. A Letta promette totale “lealtà”, perché “il bene dell’Italia è che il governo duri”. Non ascolta chi lo invita a prendersi il partito per “staccare la spina” al governo tra sei mesi. Non gli piace l’espressione, non lo convince la strategia: “Preferisco collaborare che sabotare. Preferisco lavorare che rosicare”.

Al Pd però non fa sconti. Ricorda, già dalle prime pagine, di essere stato definito “fascistoide” dal giornale del suo partito. Parla di una “campagna elettorale da manuale. Manuale dei perdenti, sia chiaro”.

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