Matteo Renzi, com’era da arbitro? “Fermezza impressionante, ma corre poco”

Matteo Renzi, com'era da arbitro? "Fermezza impressionante, ma corre poco"
Matteo Renzi, com’era da arbitro? “Fermezza impressionante, ma corre poco”

ROMA – Matteo Renzi arbitro? “Fermezza impressionante, è uno che sa farsi rispettare. Atleticamente però è  lento: e non ha cambio di passo”. Il presidente del Consiglio quando arbitrava era così, almeno stando al rapporto stilato su di lui da un commissario dell’Aia nel lontano 1994.

All’epoca il commissario non poteva sapere di essere chiamato a giudicare l’uomo destinato un giorno ad arrivare a Palazzo Chigi: dove dirige non più due squadre e una gara di calcio, ma i destini di un Paese come l’Italia. Il commissario analizzò ogni caratteristica del futuro premier in un linguaggio vagamente burocratico (“Ha ottima predisposizione all’attività intrapresa e ottimo carattere. Riesce ad instaurare un eccellente rapporto con calciatori e accompagnatori”) ma efficace dei dirigenti delle giacchette nere.

Sembra quasi un effetto collaterale della desecretazione voluta proprio da Renzi per vicende molto più serie e oscure, fatto sta che l’Ansa è entrata in possesso del documento rimasto per 20 anni negli archivi della sezione Aia di Firenze, alla quale Renzi è stato iscritto dal 1990, quando aveva 17 anni, al 1995.

Sui campetti dei dilettanti lo chiamavano “Il Matteo”: fu osservato speciale in provincia di Arezzo in una partita di seconda categoria del campionato regionale toscano. La gara finì 3-3, il futuro premier concesse due rigori sacrosanti, ma sbagliò nel valutare due interventi in gioco pericoloso. Fatto che tuttavia, annotò lo scrupoloso e lungimirante commissario, ”non inficia la prestazione”. Che fu di alto livello , se si considera che venne sintetizzata in un 4 su 5:

”E’ un ragazzo pratico e intelligente – spiega il commissario ai suoi superiori – che sa farsi rispettare senza forzature. Tecnicamente è preparato, sul piano disciplinare e comportamentale va benissimo. Ha un ottimo carattere, poi. E’ un arbitro affidabile, può già salire di categoria: e dopo la dovuta esperienza può andare anche oltre”.

Effettivamente è andato molto oltre. Ma è rimasto vicino al mondo arbitrale, al quale è legato anche il suo vice, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, che ha un figlio direttore di gara in Emilia. Un settore al quale ha sempre riconosciuto grandi meriti per la sua crescita umana e professionale e con il quale è rimasto in contatto. Al punto da essere uno dei pochissimi ad avere ottenuto anni fa dal presidente dell’Aia Marcello Nicchi e da quello della Figc Giancarlo Abete la tessera onoraria di arbitro.

Tranne quella minuscola pecca atletica di quando scendeva in campo: il “non saper cambiare passo”. Che non significa “cambiare verso”.

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