Matteo Renzi contro i magistrati: “Italia patria del diritto, non delle ferie”

Matteo Renzi contro i magistrati: "Italia patria del diritto, non delle ferie"
Matteo Renzi

ROMA – “L’Italia è la patria del diritto prima che la patria delle ferie, merita un sistema migliore. La memoria dei magistrati che sono morti uccisi dal terrorismo o dalla mafia ci impone di essere seri e rigorosi”. E’ il duro attacco del premier Matteo Renzi contro i magistrati. “Non vogliamo far crepare di lavoro nessuno – prosegue Renzi – ma vogliamo un sistema della giustizia più veloce e più semplice. E, polemiche o non polemiche, passo dopo passo, ci arriveremo”.

Renzi replica così alle polemiche sollevate nella giornata di sabato durante le inaugurazioni dell’anno giudiziario. In particolare in risposta alle parole del procuratore generale di Torino Marcello Maddalena. Sono “ridicole” le “contestazioni” di alcuni magistrati contro il taglio delle ferie, dice Renzi su Facebook. Che poi lancia un altro affondo: “Bisogna anche valorizzare i giudici bravi, dicendo basta allo strapotere delle correnti che oggi sono più forti in magistratura che non nei partiti”.

“Noi – chiarisce ancora Renzi – vogliamo solo sentenze rapide, giuste. Un Paese civile deve avere una sistema veloce, giusto, imparziale. Per arrivare rapidamente a sentenza, bisogna semplificare, accelerare, eliminare inutili passaggi burocratici, andare come stiamo facendo noi sul processo telematico, così nessuno perde più i faldoni del procedimento come accaduto anche la settimana scorsa”. “Bisogna anche valorizzare i giudici bravi, dicendo basta – torna a dire – allo strapotere delle correnti che oggi – accusa – sono più forti in magistratura che non nei partiti”.

“A chi mi dice ‘ma sei matto a dire questa cose? non hai paura delle vendette?’ rispondo dicendo che in Italia nessun cittadino onesto deve avere paura dei magistrati. E i nostri giudici devono sapere che il governo, nel rispetto dell’indipendenza della magistratura, è pronto a dare una mano. Noi ci siamo. L’Italia che è la patria del diritto prima che – rimarca – la patria delle ferie, merita un sistema migliore. La memoria dei magistrati che sono morti uccisi dal terrorismo o dalla mafia ci impone di essere seri e rigorosi.

Botta e risposta con l’Anm. “Il problema non sono i magistrati, ma le promesse mancate, la timidezza in materia di prescrizione e corruzione, la proposta, alla vigilia di Natale, di depenalizzare l’evasione fiscale fino al 3%”. Arriva anche in questo caso da Facebook la risposta dell’Associazione nazionale dei magistrati. “Le critiche che vengono dai magistrati sono dettate dalla delusione: noi riponevamo e vorremmo riporre fiducia nella volontà di fare le buone riforme, ma chiediamo coerenza tra parole e fatti. Renzi vuole un sistema più veloce e più semplice? Blocchi la prescrizione almeno dopo la sentenza di primo grado, introduca sconti di pena ai corrotti che collaborano con la giustizia, estenda alla corruzione gli strumenti della lotta alla mafia: i casi di corruzione clamorosi più recenti e più noti non sono indiscrezioni”.

E ancora: “Non si può non trovare di cattivo gusto il richiamo ai magistrati uccisi. Noi stessi siamo molto cauti nel richiamarci al ricordo dei colleghi caduti per il loro servizio: lo facciamo solo per onorare la loro memoria e il loro sacrificio, non per accreditare la nostra serietà”.

La risposta di Renzi arriva dopo che nella sua ultima relazione da procuratore generale, riportata da Repubblica, per l’apertura di un anno giudiziario Marcello Maddalena (in pensione a fine anno), sulla questione del taglio delle ferie ai magistrati ha paragonato Renzi al maiale Napoleon della Fattoria di Orwell:

“Mi aspettavo che una delle prime riforme del governo Renzi sarebbe stata quella relativa alla prescrizione. È stata invece fatta una riforma che ha brutalmente e malamente ridotto le ferie dei magistrati. Brutalmente non tanto per i contenuti ma per il modo con cui è stata attuata: con decreto legge e accompagnata da commenti sprezzanti che ancora ci offendono. Ricordo un collega, Federico De Rosa, morto mentre, in agosto, stava trascorrendo le vacanze scrivendo le motivazioni di una ponderosa sentenza su un grosso caso di peculato. Ho pensato che il premier non avesse trovato di meglio che ispirarsi al personaggio di Napoleone che, per tutti i problemi della vita, aveva scoperto il grande rimedio: lavorare, anzi far lavorare gli altri, di più. Sino a farli crepare come il cavallo Gondrano, morto sul lavoro senza pensione né sepoltura. Quella riforma pare addebitare la colpa del dissesto dell’amministrazione della giustizia alla scarsa operosità dei magistrati, quando secondo un’indagine della Commissione Europea la produttività degli apparati di giustizia italiani è tra le più alte d’Europa”.

 

 

 

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