ROMA – Varato il decreto per il bonus in busta paga, il premier Matteo Renzi lavora alle prossime mosse: la riforma della Pubblica amministrazione e lo “Sforbicia-Italia”. Intanto nella giornata di martedì arriva in Aula il decreto lavoro, uno dei punti cardine delle riforme volute dal presidente del Consiglio. Si tratta di un decreto che in commissione ha già incassato parecchie modifiche su cui però Ncd e Scelta civica (che sono in maggioranza) non sarebbero affatto d’accordo.
“La piega che sta prendendo il provvedimento alla Camera non ci piace. È un passo indietro che impedisce di andare oltre alla legge Fornero che ha bloccato l’occupazione. Invitiamo il premier Renzi a correggere il tiro”, avverte Barbara Saltamartini, Portavoce Nazionale del Nuovo Centrodestra. “Comunque, se a Montecitorio dovesse passare cosi com’è, al Senato daremo battaglia per riportare il testo alla sua concezione originaria”.
Nel mirino di Ncd non finisce però la revisione del numero delle proroghe possibili nell’arco di 36 mesi, che scendono da 8 a 5 così come chiesto dai Dem, bensì il pacchetto di modifiche sull’apprendistato. A non convincere in particolare il presidente della commissione Lavoro del Senato Maurizio Sacconi è il ritorno della formazione pubblica obbligatoria, che prevede un ruolo preminente delle Regioni. Il timore infatti è che così si crei un’Italia a due velocità.
IVA E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. Tempi più lunghi potrebbe avere invece il provvedimento a favore degli incapienti, rimasti esclusi all’ultimo momento dal decreto Irpef, a cui potrebbero affiancarsi anche pensionati e popolo degli autonomi a partita Iva. Contrariamente alle sue abitudini, che dettano solitamente fitte tabelle di marcia, Renzi non ha voluto fornire alcuna tempistica precisa in proposito, ma la misura, per la quale molte ipotesi sono di fatto già pronte, dovrebbe essere definita al massimo entro il varo della legge di stabilità.
La Stampa ricorda che
le tabelle così come annunciate saranno invece con ogni probabilità rispettate proprio per la pubblica amministrazione. Esclusi gli esuberi tracciati nel primo piano di lavoro presentato dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli, le ipotesi circolate successivamente e in qualche modo confermate dal ministro Marianna Madia parlavano di interventi mirati e specifici. L’idea sarebbe quella di un programma di prepensionamenti, o meglio di uscite anticipate strettamente legate però all’ingresso di giovani disoccupati o precari, vero obiettivo della misura. Una spinta dovrebbe arrivare anche alla mobilità.
I commenti sono chiusi.