Matteo Renzi, dopo Machiavelli sfoggia Confucio: il biglietto di un ammiratore segreto lasciato sulla sua scrivania Matteo Renzi, dopo Machiavelli sfoggia Confucio: il biglietto di un ammiratore segreto lasciato sulla sua scrivania

Matteo Renzi, dopo Machiavelli sfoggia Confucio: il biglietto di un ammiratore segreto lasciato sulla sua scrivania

Un biglietto lasciato da un ammiratore segreto sulla scrivania di Matteo Renzi. A postare la foto su Twitter è lo stesso leader di Italia Viva che apprezza con ironia e si gode la sua rivincita.

“In ufficio al Senato un anonimo mi ha lasciato questo biglietto. Non so se è di Confucio. Ma in ogni caso mi piace”, ha scritto. 

Non solo Machiavelli: Matteo Renzi, non disdegna di essersi ispirato anche a Confucio (a sua insaputa) e rivendica ancora una volta la sua strategia, di essere riuscito a mandare a casa il governo Conte e di sostituirlo con Mario Draghi.

Matteo Renzi, cosa c’è scritto sul bigliettino

Ma cosa c’è scritto sul bigliettino? Ecco il testo dell’aforisma che nella foto sovraesposta si fatica a decifrare: “Quando fai qualcosa, sappi che avrai contro quelli che volevano fare la stessa cosa, quelli che volevano fare il contrario e la stragrande maggioranza di quelli che non volevano fare niente”. 

Lo stesso anonimo attribuisce la frase a Confucio. E qualcuno commenta con sarcasmo: “Ma come è entrato Confucio in Senato?”. Qualcun altro annota: “Ci manca la letterina del bimbo dell’asilo e poi siamo al completo. La politica è serietà non varietà”. C’è persino chi ne fa un’analisi calligrafica: “Dalla calligrafia direi che è un tipo alquanto complicato, colui che ha scritto il biglietto. Aggiungerei anche un tantino megalomane, visto l’utilizzo dello stampatello maiuscolo”.

Matteo Renzi, l’autore del biglietto è un romano?

C’è poi chi ipotizza che a scrivere il bigliettino sia stato un romano. A notarlo è il sito Globalist.it che evidenzia un dettaglio: la parola qualcosa sembrerebbe essere stata corretta. All’inizio l’anonimo ammiratore aveva scritto “quarcosa”.

Quindi, è la logica deduzione, l’autore potrebbe essere un senatore della repubblica italiana (o un funzionario di Palazzo Madama, altrimenti non si spiegherebbe come sia potuto entrare in Senato) che quando scrive gli scappa in dialetto.

 

 

 

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