Matteo Renzi: un format tv alla Festa dell’ Unità scuote gli schemi del partito

Matteo Renzi: un format tv alla Festa dell' Unità scuote gli schemi del partito
Matteo Renzi: un po’ troppo innovativo?

Matteo Renzi sta imponendo al Partito democratico e alla Festa dell’ Unità un suo “format”, molto televisivo e molto efficace, molto diverso dalla impostazione del vecchio Pci cui si è tradizionalmente attenuto il partito nelle sue evoluzioni.

Il format di Renzi è un po’ troppo televisivo, il suo modo di rapportarsi alla macchina del partito forse anche un po’ troppo arrogante e caotico, che nulla di buono fa presagire per l’eventualità che diventi primo ministro o peggio ancora capo del partito, perché rende evidente la pochezza di sostanza dietro l’apparenza molto virtuale dell’immagine tv.

Però rappresenta una rottura con lo schema di stampo sovietico che imprigiona i discendenti del Pci-

Alcuni dirigenti più perspicaci lo hanno imitato, almeno per quanto riguarda il rapporto con il pubblico. Anche se Pierluigi Bersani non se n’è accorto, Pippo Civati e Gianni Cuperlo hanno invece

“provare a emanciparsi dalla liturgia ortodossa”.

Come racconta Giuseppe Salvaggiulo sulla Stampa, Civati e Cuperlo,

“a Castelfranco Emilia hanno sperimentato format originali, rispondendo alle domande della platea di militanti come in uno show televisivo. Senza rete. Un’altra rottura democratica”.

Quello di Matteo Renzi è un vero e proprio “ciclone” che

“si sta abbattendo anche sulle feste del Partito democratico.  Anche nell’agenda estiva, Renzi consuma la rottura con l’establishment del partito”.

Ha raccontato un organizzatore:

“Sono settimane che ci tiene in ballo. A parte che bisogna parlare con dieci persone diverse del suo staff, una che rimanda all’altra senza mai una risposta definitiva, e poi tante questioni, domande, condizioni…. A partire dalla scelta dell’intervistatore. La festa viene presa in «comodato d’uso» e il giornalista se lo porta lui mentre di solito siamo noi a selezionarlo o quantomeno a proporlo”.

Giuseppe Salvaggiulo scrive:

“Attempati dirigenti locali e responsabili organizzativi con decenni di esperienza raccontano che mai si erano trovati di fronte a una situazione simile. «D’Alema, per dire: chiami la segreteria, chiedi la disponibilità e in 3 minuti hai già una data confermata. Grazie, arrivederci, ci vediamo alla festa. Nulla chiede, nulla vuol sapere, nulla concorda. L’intervistatore lo scegliamo noi, il presentatore pure. Una pacchia».

Ecco il punto, osserva il cronista. D’Alema

“è perfettamentea suo agio sia nel rito del dirigente nazionale sia con la sua partecipazione alla festa dell’Unità omaggia i volontari che tirano su quattrini cuocendo salamelle: introduzione del segretario provinciale, giornalista che svolge ampia intervista, nessuna interazione dal palco con la militanza, l’umanità è riservata ai giri negli stand. «Mai dare la parola al pubblico», così i vecchi catechizzavano i giovani moderatori.

“Nel rapporto con il partito, Renzi è in fondo un alieno «e dunque – dice un dirigente smaliziato – rifiuta il rito e impone il suo format». A cominciare da un’accurata selezione delle feste, con una tempistica che garantisca adeguato riverbero nazionale. A Roma, benché annunciato, non s’è visto. Ad oggi, non ha ancora confermato alcun appuntamento per il prossimo mese. Milano, perfino la sua Firenze sono in stand by. Nemmeno alla festa nazionale di Genova c’è una data ufficiale. A Torino hanno perso le speranze. «Ha un’agenda complicata, nessuna tattica», assicura Simona Bonafè. Ma è l’unico che fa così. «Utilizza la festa per creare l’evento», spiega Natalino Bergonzin, responsabile della festa di Castelfranco Emilia, dove la settimana scorsa il sindaco di Firenze ha rotto il silenzio stampa sparando su governo e Pd”.

A Castelfranco Emilia si è potuto vedere all’opera

“un paradigma del format Renzi. Tre giorni prima un drappello di emissari ha raggiunto il parco per un sopralluogo logistico. Verificata l’adeguatezza della location, la principale attività è stata sistemare le telecamere dei network nazionali. I dirigenti emiliani avevano poi allestito le canoniche tre sedie sul palco (segretario provinciale, giornalista intervistatore, leader nazionale) ma lo staff renziano le ha spazzate via: «Niente intervista, Matteo sarà da solo sul palco e farà un discorso. Serve un podio». Per fortuna ne era avanzato uno dalla recente conferenza organizzativa della federazione modenese. Tirato fuori dal magazzino e spolverato.

“Vista in tv, la performance di Renzi pareva, in effetti, un riuscito evento mediatico. E il format molto «obamiano». Bergonzin, che allestisce la festa da vent’anni (e la sua è tra le più importanti d’Italia: 40 ettari, 22 ristoranti, 1,5 milioni di incassi), è rimasto colpito dal numero di telecamere e dall’atmosfera, paragonata – a parità di pubblico in platea – a quella della sera precedente, con Bersani intervistato sul palco da un giornalista modenese. Due universi paralleli”.

 

 

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie