Matteo Renzi: “Grazie Letta ma è finita, ora governo nuovo e diverso”

Matteo Renzi in Direzione Pd
Matteo Renzi in Direzione Pd

ROMA – Matteo Renzi legge in apertura della sua relazione il documento che poi verrà messo in votazione. Una pratica inconsueta, il documento prima della relazione che lo spiega. Questo “per la massima trasparenza e per parlarsi chiaro”.

I punti: esaminata la situazione politica, Renzi ringrazia Enrico Letta e il suo governo, lo definisce esecutivo di servizio, nato in una situazione difficile, assume come contributo Impegno Italia, il programma di Letta, e però afferma che occorre un esecutivo nuovo, con programma nuovo e fino a fine legislatura, ovvero il 2018.

Quindi Renzi chiede al Pd di rischiare su questa nuova strada e a Letta di dimettersi: un ben servito con l’onore delle armi. Poi Renzi comincia a spiegare perchè ha deciso di rischiare l’osso del collo diventando presidente del Consiglio.

Il primo e sostanziale perchè si può tradurre nel concetto: se non lo faccio io non lo fa nessuno. Renzi dice: “Senza un protagonismo accentuato del Pd le riforme istituzionali ed economiche restano solo parole”. “Protagonismo del Pd” che secondo la ricostruzione di Renzi, Letta non solo non ha realizzato ma non ha neanche programmaticamente concepito.

Il secondo perchè è la “palude” in cui naviga l’Italia, in cui naviga il Pd. Letta e il Pd navigavano sotto riva mentre Renzi dalla palude vuole uscire. Con direzioni e interventi radicali, radicalità che nei 10 mesi del governo Letta obiettivamente non c’era mai stata.

Il terzo perchè è “l’ambizione smisurata, l’ambizione smisurata del Pd” che Renzi non smentisce, anzi conferma e di cui cerca di far leva “cambiare verso” all’Italia immobile. Quindi, conclude Renzi, “al bivio prendere la strada meno battuta” non attendere il logoramento del governo Letta, non aspettare la scadenza naturale della legislatura, la conclusione delle riforme istituzionali, ma rischiare tutto, subito. Rischiare l’osso del collo, suo e del Pd, andando a Palazzo Chigi qui e ora.

Il documento Renzi convince il Pd: viene votato con 136 sì, 16 no e solo due astenuti.

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