Matteo Renzi mina vagante per il governo Letta. Anche D’Alema incontrò Kohl…
Pubblicato il 16 Luglio 2013 - 11:12 OLTRE 6 MESI FA
ROMA – Matteo Renzi è scatenato a destabilizzare il governo guidato da Enrico Letta. Spara contro le possibilità di durata delle “larghe intese” e alimenta un caos politico del quale è difficile intravederne la necessità per l’Italia.
“Io non credo che questo accordo col Pdl possa andare avanti molto: io voglio bene a Letta, ma tutti i giorni deve parlare con Brunetta e Schifani. Detto questo se fa bene io sono l’uomo più felice del mondo,anzitutto come cittadino italiano”.
Dichiarazioni poi smentite da Marco Agnoletti, portavoce di Renzi:
“La frase “il Governo non durerà molto” non è mai stata pronunciata da Matteo Renzi. È inaccettabile che si continui così, cioè ad attribuire a Matteo parole che in realtà non ha mai detto. Tra l’altro si tratta di un intervento pubblico, mandato anche in diretta televisiva: basta andare a controllare sul sito web del Pd di Modena, rivedere l’intervento di oggi a Carpi e capire bene i contenuti, veri, del suo discorso. I giornali, e anche i tanti cittadini presenti, lo sanno bene. Non è la prima volta che accade, ora basta. Matteo Renzi dice sempre in modo chiaro ciò che pensa: non abbiamo bisogno di manipolazioni, distorsioni o di libere interpretazioni non richieste”.
Parola più, parola meno, quello che è chiaramente percepibile è che Renzi scalpita, senza farsi molti scrupoli sulla tenuta del governo e del Pd. Un comportamento che a Fabrizio Rondolino sul Giornale ha ricordato quello di un suo “nemico”: Massimo D’Alema. Rondolino era uno dei consiglieri più fidati del “lìder maximo” nel 1997, quando D’Alema incontrò in gran segreto a Bonn il cancelliere Helmut Kohl. D’Alema allora era il segretario del Pds e molti sono i punti in comune fra quello e questo incontro italo-tedesco:
“Renzi ha seguito alla lettera le orme del maestro. Che nel 1997, in gran segreto e mentre Prodi sedeva a palazzo Chigi, aveva incontrato a Bonn il cancelliere Kohl. Le somiglianze sono impressionanti. Uguali le modalità: un incontro privato, senza annunci né conferenze stampa, comunicato ai giornali soltanto dopo la sua conclusione. Uguali le reazioni polemiche e l’impatto politico sul centrosinistra – nel ’97 il Polo della libertà parlò di «diplomazia parallela di un superpresidente» e Mastella si chiese ironicamente chi fosse il capo del governo – e uguali tanto l’imbarazzo creato a palazzo Chigi quanto le dichiarazioni impiegate per occultarlo: «Palazzo Chigi era informato e favorevole». Sì, certo: informatissima, allora come adesso. Ma chissà quanto davvero «favorevole».
[…] Tanto più che proprio il giorno successivo – il 7 febbraio – a Bonn sarebbe arrivato Prodi con mezzo governo (fra cui Ciampi e Dini) proprio per discutere con Kohl il destino dell’euro. L’anticipo di D’Alema fu percepito come il segno di un primato politico che a palazzo Chigi non piacque per nulla. L’incontro con Kohl durò un’ora e mezza, il doppio del previsto, e si concluse con uno scarno comunicato di due righe, diramato a metà pomeriggio e destinato a conquistare la prima pagina dei giornali. In realtà l’incontro a D’Alema servì soprattutto – e qui di nuovo c’è un’analogia con la visita di Renzi alla Merkel – per conoscere personalmente il cancelliere (allora come adesso presidente de facto dell’Europa) e, soprattutto, per farsi conoscere da lui […].
Come poi andarono le cose, è noto a tutti: entrata l’Italia nell’euro, l’Ulivo cominciò a sfaldarsi sul lato sinistro, e nell’ottobre dell’anno successivo Rifondazione comunista votò contro il governo e lo fece cadere. Poco più di un anno e mezzo dopo il viaggio segreto a Bonn, Massimo D’Alema sedeva a palazzo Chigi. Chissà se a Renzi servirà tutto questo tempo”.