ROMA – Quando sarà il momento, si parlerà del successore di Napolitano. Il Nazareno è stato siglato un anno fa, quando le dimissioni non erano in agenda, e “questo è il motivo per cui non c’è nessun patto preventivo tra Pd e Fi” dice, intervistato da Barbara Jerkov per il Messaggero, Matteo Renzi tornando sui rapporti con Berlusconi e sull’elezione al Colle, e aggiunge: “oggi chi fa nomi li vuole solo bruciare”.
“Ovviamente io auspico che nella maggioranza ampia che dovrà eleggere il nuovo garante dell’ unità nazionale ci siano più partiti possibili”.
“Berlusconi è stato decisivo nel votare convintamente nel 1999 Ciampi e nel 2013 Napolitano: non vedo alcun motivo per cui dovrebbe star fuori stavolta”. “Al momento opportuno ci incontreremo. Come faremo anche con i 5 Stelle, che spero non rimangano anche stavolta alla finestra”.
«Roma deve ripartire». Nel giorno in cui l’Anm torna all’attacco del governo sulle norme anticorruzione, Matteo Renzi ricorda che «i giudici devono fare le sentenze, ma le leggi le fa il Parlamento». E assicura «durezza senza fine» su Mafia Capitale, «perché chi lucra sui poveracci mi fa schifo».
Una frase indirizzata al sindaco di Roma Ignazio Marino dimostra che Matteo Renzi non lo ama molto e questo da prima ancora di diventare primo ministro. Alla osservazione di Barbara Jerkov che Matteo Renzi è “sempre stato a dir poco algido sulla giunta Marino”, e alla conseguente domanda se “esclude l’ipotesi di elezioni anticipate a Roma se l’inchiesta dovesse estendersi”, Matteo Renzi è stato tranchant, esortando Marino a fare quello che finora non ha fatto:
“Marino deve fare il sindaco. I romani gli hanno chiesto proprio questo: tenere pulita la città, sistemare le buche, efficientare la macchina, far funzionare le scuole con le mense e i servizi, disciplinare il traffico, investire in cultura e tutto quello che deve fare un buon sindaco. Al Campidoglio sono comprensibilmente scossi per quanto è accaduto. Ma mi verrebbe da dir loro, in romanesco: ahò, dateve ‘na mossa, non state fermi là. Roma deve ripartire. Com’era lo slogan di Marino in campagna elettorale? Daje! Appunto…”.
Una parte importante dell’intervista è dedicata allo scandalo che è stato etichettato Mafia Capitale e a una serie di battute puntute rivolte alla Procura della Repubblica e alla magistratura nel suo insieme:
“Siccome noi siamo garantisti chiediamo e anzi pretendiamo che si corra – il più veloce possibile – verso i processi e le sentenze. La giustizia si esercita nei tribunali e parla con le sentenze, non con le paginate sui giornali”.
Nota Barbara Jerkov che “il governo è subito intervenuto a sua volta, con un ddl anticorruzione che però gli stessi magistrati hanno giudicato insufficiente, sia per la forma scelta (un disegno di legge, appunto, anziché un decreto), sia perché non compare alcun premio per chi collabora. L’Anm ha usato parole durissime. Replica di Matteo Renzi:
“Stavo in pensiero, era da un po’ che non mi facevano un comunicato contro… Battute a parte, io provo il massimo rispetto per i magistrati quando giudicano e fanno le sentenze. Ma preferisco i magistrati che parlano con indagini e sentenze a quelli che parlano con i comunicati stampa. Un magistrato deve scrivere sentenze, le leggi le fa il Parlamento. Gli strumenti per combattere la corruzione ci sono. Li abbiamo aumentati. Noi siamo il governo che ha messo Cantone all’Anticorruzione, che vuole ripristinare il falso in bilancio, che ha commissariato il Mose e ripulito l’Expo… Quindi durezza assoluta sulla vicenda romana, perché chi lucra sui poveracci mi fa schifo, poi però è fondamentale che si arrivi a sentenza”.
“Roma non è corruzione. Roma è meno che mai la mafia. Roma, insisto, deve ripartire. Io non accetto che si mettano tutti sullo stesso piano. Dire che sono tutti colpevoli fa il gioco dei criminali perché porta a dire che tutti colpevoli, nessun colpevole. Dunque io non lascio Roma a quelli che rubano. E le Olimpiadi sono una grande occasione, un progetto a lunga scadenza, perché il Paese torni a progettare, a pensare al futuro, a discutere, riflettere, sognare. Ma in modo concreto. E con tutti i controlli del caso. Saremo inflessibili. Ma non possiamo rinunciare a un sogno solo perché qualcuno vorrebbe rubare anche quello!”.
I commenti sono chiusi.