ROMA – Scaricato da Massimo D’Alema, snobbato da Eugenio Scalfari, liquidato da Walter Veltroni, maldigerito da Pierluigi Bersani. Ecco chi c’è da mesi dietro il successo di Matteo Renzi. Più i “big” lo snobbano, più la reazione è “Allora lo voto”. E’ così che il giovane sindaco piace sempre più alla base, alla elite ma anche alla gerarchia meno evidente del Pd stesso, quella provinciale-locale, non quella romana-nazionale. Un “endorsement al contrario”, lo definisce Jacopo Iacoboni sulla Stampa, ma straordinariamente efficace. La spocchia del Pd è in effetti la miglior arma a favore di Renzi. Aveva cominciato Massimo D’Alema con un “Non mi pare adatto a governare”.
Aveva rincarato Eugenio Scalfari: “Se diventasse premier dovrebbe confrontarsi con gente come Merkel e Draghi. Francamente non ce lo vedo”. Capace o no che sia, maturo o meno per la scena polita nazionale e internazionale, la spocchia su “baby-Renzi” attira la reazione opposta. Michele Salvati è il più esplicito: “Lo sosterrò per dare un calcio a una radio rotta”. Il Pd locale, da quello romano ad alcuni sindaci toscani, emiliani o umbri, si schiera con Renzi per reazione. Pensiero contagioso amplificato da Twitter e affini. Cristiana Alicata, Pd romano, ha twittato: “Voterei Renzi solo per la spocchia di Scalfari che dice che è un ragazzino e non può rappresentarci in Europa. Siete stati bravi voi”. In pochi minuti la sostengono una cinquantina di “follower”. Il sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio, ha scritto: “Se l’Inghilterra ha fatto a meno di Blair e la Germania di Kohl, forse l’Italia potrebbe fare a meno di DAlema, no?”. E poi i sindacci di Scandicci, Vinci, Figline Valdarno, tutti pubblicamente con Renzi. Un “morbo” a diffusione rapidissima. Ivan Scalfarotto: “L’atteggiamento di sufficienza verso Renzi dà l’impressione di una casta chiusa, e sta producendo molti ripensamenti”. Renzi ringrazia e va avanti.
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