Matteo Renzi primo ministro: “Non capisco ma mi adeguo”: Cesare Lanza, i dubbi

di Cesare Lanza
Pubblicato il 15 Febbraio 2014 - 08:09 OLTRE 6 MESI FA
Matteo Renzi primo ministro: "Non cqpisco ma mi adeguo": Cesare Lanza, i dubbi

Cesare Lanza, i dubbi su Matteo Renzi primo ministro: “Non capisco ma mi adeguo”

La metamorfosi di Matteo Renzi: “Renzi è passato in pochi giorni da una forte sintonia con i cittadini a una forte sintonia verso il Palazzo” (Riccardo Ruggeri, “ItaliaOggi”, 14 febbraio 2014).

ATTUALIZZANDO.. IL NUOVO PREMIER PARTE IN SALITA

Premetto che Renzi, al momento, mi piace per proprietà transitiva: non lo conosco, ma piace a tante persone amiche (Lucio Presta in primis) o colleghi che stimo (Claudio Cerasa..). Premetto anche che nel Pd, amici o nemici tra di loro che siano, ci sono tanti giovani simpatici e ben intenzionati: Pippo Civati, Stefano Fassina, Ivan Scalfarotto, Andrea Guerra; aggiungiamo anche Vittorio Colao (Vodafone), manager di indiscutibile qualità, e il non tanto giovane Gianni Cuperlo, dignitosissimo antagonista di Matteo. E altri ancora.

Premesso questo, per onestà intellettuale, di fronte all’irresistibile ascesa di Renzi ci sono alcune osservazioni indispensabili, che lasciano l’amaro in bocca.

La prima: il Pd è padrone assoluto della scena politica, fa e disfà come vuole. Almeno in apparenza. Dietro l’angolo c’è sempre l’indomabile Berlusconi, ma fino a quando Berlusconi non morderà, il Pd potrà abbaiare e mordicchiare senza problemi.

La seconda: il Parlamento non conta più niente, siamo al terzo premier (altri ce n’erano stati in precedenza) di seguito che ci becchiamo, senza alcuna autorità parlamentare e neanche, in un paio di casi, elettorale: Monti, Letta, ora Renzi. Alla guida del governo arrivano tecnici o altri protagonisti, in base a giochi e manovre senza trasparenza.

Il caso Monti è riesploso, se è vero che la sua nomina era stata preparata da mesi. Letta era il vice di Bersani, che legittimamente aspirava a Palazzo Chigi e fu demolito, non solo per i suoi errori.

Ora arriva Renzi, senza un voto alle spalle, ma per una serie di “coincidenze”, non esclusa la curiosa e repentina estraneità di Napolitano, che ha tolto a sorpresa la sua augusta protezione a Letta. Sono tutte cose che non mi piacciono affatto. Anch’io faccio il tifo, moderatamente, per Renzi, presumendo che sia l’uomo dell’ultima speranza, o dell’ultima spiaggia: prima di inevitabili elezioni, di esito assolutamente ambiguo. Per di più, spero che in poche ore Renzi lasci quanto meno la carica di sindaco di Firenze e anche quella di segretario del partito, magari affidando il Pd a un direttorio..

Come premier non gli basteranno 24 ore al giorno per risollevare il paese e, in ogni caso, non mi piace la figura dell’asso pigliatutto, per di più senza il consenso popolare. Detto questo, resta la domanda più cinica e perfida: come potrà, Renzi, risolvere i problemi italiani, con le stesse risorse e gli stessi condizionamenti che limitavano l’azione di Letta?

Basterà l’innesto di un giocatore nuovo, di un campione, al posto di quello precedente, né giovane né campione, per cambiare l’esito della partita? Nel calcio, questo non succede mai. Nella confusa e torbida politica, può essere. Segnerebbe la sconfitta totale di Letta, la sua incapacità.

Consentitemi, però, di essere scettico. Renzi ha cinguettato: “Proviamoci”.

Ma qui sta il punto: in realtà ci prova lui, ci prova il Pd, coinvolgendo però il destino di tutto il Paese senza un preventivo lasciapassare elettorale. Non mi sta bene: non capisco, ma essendo con le spalle al muro come il resto dell’Italia, mi adeguo.