Quando Matteo Salvini cercava voti in moschea Quando Matteo Salvini cercava voti in moschea

Matteo Salvini: quando chiedeva voti nella moschea di Milano. FOTO

Quando Matteo Salvini cercava voti in moschea
Matteo Salvini: quando chiedeva voti alla moschea di Milano. FOTO

ROMA – Intransigente con l’Islam e con il Corano considerato incompatibile con la Costituzione italiana, duro con gli immigrati di origine musulmana, inflessibile con le attività delle moschee di cui in campagna elettorale ha chiesto la chiusura: l’immagine di Matteo Salvini, l’ultima, rischia di incrinarsi di fronte alla riproposizione virale sui social di foto e video del 2001 quando, giovane e a caccia di voti, proprio alla moschea di Milano di via Padova lo si vede mentre fa il suo bravo comizio elettorale. Allora doveva cercava il sostegno per farsi rieleggere come consigliere comunale.

17 anni dopo la stessa moschea dove chiedeva voti la vorrebbe chiudere. Le immagini non sono una novità: nel 2016 era già stato infatti Davide Piccardo, coordinatore dal 2011 al 2016 del CAIM, il Coordinamento delle Associazioni islamiche del capoluogo lombardo, pescandole dal suo archivio personale e postandole su Facebook. Anche in quell’occasione il bersaglio era la poco coerenza interessata di Salvini.

Si chiedeva in un post su Facebook “cosa ci facesse Matteo Salvini in via Padova 144 in quella che chiamerebbe una moschea abusiva da abbattere con una ruspa, in compagnia di Gueddouda Boubakeur (esponente di primissimo piano di molte delle associazioni nel mirino oggi e parlamentare in Algeria di un partito di ispirazione islamica) di Abdelwahab Ciccarello, dirigente di Islamic Relief e Abdullah Tchina imam di via Padova, della Moschea Mariam e fondatore del CAIM – Coordinamento Associazioni Islamiche di Milano e Monza e Brianza. Salvini – spiegava chiudendo il post con l’hashtag #coerenza – era in campagna elettorale e chiedeva voti”. (AdnKronos)

 

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