FIRENZE – Il ministro dell’Interno Matteo Salvini attacca i giudici di Firenze il 5 giugno, accusandoli di essere “pro-immigrati”. Il vicepremier leghista ha apertamente criticato le sentenze e le ordinanze di alcuni giudici in materia di sicurezza, scatenando la reazione dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) che chiede al Csm di tutelare i colleghi, mentre l’Arci accusa il ministro di “dossieraggio”.
L’intervento del titolare del Viminale arriva dopo la decisione del Tar della Toscana di accogliere il ricorso dell’Aduc contro le ‘zone rosse’ istituite a Firenze dal prefetto e vietate a determinati soggetti: c’è, dicono i giudici amministrativi, una “irragionevole automaticità” tra la “denuncia per determinati reati e l’essere responsabile di ‘comportamenti incompatibili con la vocazione e la destinazione’ di determinate aree”.
Una sentenza, la terza in poco più di due mesi, che fa seguito a quelle di altri due giudici di Bologna e Firenze, contrarie al Viminale, sull’iscrizione nel registro anagrafico di cittadini stranieri, altra misura-bandiera contenuta nel decreto sicurezza. “Non intendiamo controllare nessuno né creare problemi alla magistratura in un momento così delicato come quello che sta vivendo il Csm” dice ancora Salvini, che però non arretra.
“Abbiamo bisogno di una magistratura forte libera e indipendente – ribadisce – ma contesto che se un giudice fa un dibattito a favore dell’immigrazione e poi il giorno dopo emette una sentenza su un immigrato, allora non fai il giudice e ti candidi alle elezioni, vai in parlamento e cambi le leggi”.
Dal Viminale fanno dunque sapere che il ministero impugnerà la sentenza e sta ragionando sulla possibilità di rivolgersi all’Avvocatura dello Stato per valutare se i magistrati che hanno emesso le sentenze avrebbero dovuto astenersi “per posizioni in contrasto con le politiche del governo”. Posizioni, e nomi, che il Viminale elenca.
Tre sono i giudici chiamati in causa, tutte donne: la presidente della seconda sezione del Tar della Toscana Rosaria Trizzino, la presidente della prima sezione del tribunale civile di Bologna Matilde Betti e il magistrato del tribunale di Firenze Luciana Breggia. La prima è il magistrato che ha bocciato le zone rosse, la seconda e la terza invece sono i giudici che prima a Bologna il 27 marzo e poi a Firenze non hanno accolto il ricorso del ministero contro la decisione che disponeva l’iscrizione nel registro anagrafico di due cittadini stranieri.
Le tre giudici avrebbero dovuto astenersi, dice il Viminale, per una serie di idee e opinioni contro la politica governativa “espresse pubblicamente o attraverso rapporti di collaborazione o vicinanza con riviste sensibili al tema degli stranieri come “Diritto, immigrazione e cittadinanza”.
Parole contro le quali si scaglia l’Associazione nazionale magistrati che definisce “sconcertanti” gli attacchi di Salvini che prendono di mira le “opinioni” e non il “merito dei provvedimenti”. “Le modalità adottate” dal ministro “gettano discredito sull’intera funzione giudiziaria e perdita di serenità da parte di chi la esercita.
Per questo chiediamo che il Csm effettui tutti i passi necessari a tutela dell’autonomia e dell’indipendenza della giurisdizione” aggiunge l’Anm che poi ricorda un altro episodio, quello del giudice Gerardo Boragine del tribunale di Lucca che aveva assolto persone imputate di aver disturbato un comizio di Salvini e che è finito “sotto protezione per gli insulti e le minacce scatenate contro di lui” dopo un post del ministro.