ROMA – Il Mattinale, la nota politica di Forza Italia, attacca Giorgio Napolitano e lo accusa, con un lungo comunicato, di voler escludere Silvio Berlusconi dalla trattativa politica per la scelta del suo successore.
Scrive il Mattinale:
“La linea di Napolitano è stata questa, lo ripetiamo per i sordi e i ciechi alle evidenze della realtà: escludere Berlusconi e il suo popolo, in ogni modo”
“Con la blandizie, poi con la violenza della speculazione golpista, quindi con il consenso alla sua decadenza, di nuovo con l’adulazione per indurre ad una adesione senza se e senza ma a un piano di riforme disastroso ed imposto con zampate leonine. Premessa di un’ascensione al Colle di un altro Figlio della Ditta”.
“Noi diciamo addio senza rimpianti, non solo all’interprete della musica, ma allo spartito che ci vogliono rifilare, chiedendoci di partecipare all’orchestra come secondi o terzi violini”.
“Dentro Forza Italia è venuto il tempo, dopo questa rivendicazione sfacciata e la volontà di farsi beffe di noi da parte dei poteri forti non solo politici, di stare da una parte sola. E senza sdolcinature linguistiche. Con atti chiari e forti”.
“Che per il Quirinale si incontrino – chiede Il Mattinale – delegazioni composte da segretario-presidente con i capigruppo di Camera e Senato. Si fa così. E questo modo di consultazione e di ricerca di accordo deve valere da parte nostra anche nei confronti di Lega di Salvini, Alleanza popolare di Alfano, Fratelli d’Italia di Meloni, Sel e Cinque stelle”.
“Basta così – prosegue la nota – Non va più bene un Nazareno sfilacciato da 17 cambiamenti imposti ricattatoriamente, con messaggeri oscuri. Trasparenza e parità, che erano poi le premesse morali e politiche dell’incontro del 18 gennaio dell’anno scorso. Strada di pacificazione vera, avrebbe dovuto essere. Nella consapevolezza della non corrispondenza tra forza parlamentare, esito di un premio incostituzionale, e peso nella vita della nazione”.
“Noi siamo dalla parte di Berlusconi e del suo popolo – si legge ancora – Cioè per una autentica democrazia, una vera pacificazione. La quale ha per presupposto non una sottomissione da sindrome di Stoccolma, ma la rivendicazione serena di una pari dignità e di un peso equipollente nelle grandi scelte che sono in gioco nelle prossime settimane, e che daranno senso al futuro. Noi vogliamo sia scelta la strada della speranza, non quella della genuflessione al potente”.
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