Maurizio Lupi si arrende in tv: “Domani mi dimetto”. Renzi: “Scelta saggia”

Maurizio Lupi
Maurizio Lupi (foto Ansa)

ROMA – Maurizio Lupi si dimetterà venerdì 20 marzo. L’annuncio è arrivato nel pomeriggio di giovedì  dopo un lungo incontro con Angelino Alfano e Matteo Renzi. Incontro dopo il quale Lupi ha annunciato il passo indietro:

“Domani al termine dell’informativa” alla Camera, “rassegnerò le dimissioni”.

Parole, quelle di Lupi, che sono arrivate durante la registrazione della trasmissione tv “Porta a Porta. “Per me la politica non è un mestiere ma passione. E’ poter servire il proprio Stato. Non ho perso né l’onore né la passione”, ha aggiunto Lupi spiegando il motivo che lo spinge a dimettersi.

“Credo che forse un mio gesto – che non vuol dire ritirarmi alla politica, perché non c’è bisogno di una poltrona per fare politica – questa mia decisione rafforzerà l’azione del governo”.

Le dimissioni di Lupi erano comunque nell’aria. Nonostante il ministro non risulti indagato, infatti, la pressione su di lui si era fatta insostenibile: troppo forti i legami con Ercole Incalza, l’ex super dirigente arrestato per presunte tangenti sui grandi eventi.

Lupi. in ogni caso, prova a dire di non essere stato scaricato da Renzi:

“Non ho visto Renzi garantista perché io non sono indagato, dunque non c’è da essere garantista. Mi ha detto: “Io non ti ho mai chiesto né chiederò le tue dimissioni perché non posso chiederle, dico che è una tua decisione”. Lo ripeto: né il segretario del Pd, né il presidente del Consiglio mi hanno chiesto le dimissioni”.

Il presidente del Consiglio, però, qualche ora dopo commenta le dimissioni di Lupi facendo capire di gradirle, e non poco: “La scelta di Maurizio è una scelta saggia, per sè, per Ncd, per il governo”:

 Sulla necessità di dimettersi il ministro parla di “decisione migliore” anche perché siccome “ho fatto insieme a Renzi una legge che si chiama Sblocca Italia” non “è possibile continuare il proprio mestiere” se ci sono delle ombre.

Quello che Lupi non tollera, però, è il coinvolgimento del figlio nel tam tam mediatico:

“Attaccate me ma lasciate stare mio figlio. Mio figlio è stato mandato dal politecnico di Milano a fare sei mesi di tesi e di stage a tremila dollari al mese e per sei mesi lavora presso uno studio di San Francisco. Ma perché dovrei chiedere a Incalza di fare pressioni su Perotti per raccomandare mio figlio se avrei potuto chiamarlo direttamente?”

Il video dell’annuncio delle dimissioni dal sito del Corriere della Sera:

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