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Mediaset, giudici: “Berlusconi gestiva diritti tv anche da premier”

di Maria Elena Perrero |23 Maggio 2013 14:34

Silvio Berlusconi (Foto Lapresse)

MILANO –  Silvio Berlusconi “ha continuato a essere al vertice del gruppo Mediaset anche quando era in politica, anche quando era presidente del Consiglio”: è questa, in sostanza, la motivazione con cui i giudici della Corte d’appello di Milano hanno spiegato la sentenza di secondo grado che ha confermato la condanna di Berlusconi a quattro anni di carcere e cinque di interdizione dai pubblici uffici per frode fiscale nella vicenda dei diritti tv.

Per i giudici “la pena stabilita in prime cure è del tutto proporzionata alla gravità materiale dell’addebito e alla intensità del dolo dimostrato”. Silvio Berlusconi è stato il ”reale beneficiario delle catene” dei diritti tv, cioeè di un sistema che, secondo l’imputazione, avrebbe portato a gonfiare i costi della compravendita degli stessi diritti tv.

”Vi è la piena prova, orale e documentale, che Berlusconi abbia direttamente gestito la fase iniziale per così dire del gruppo B e, quindi, dell’enorme evasione fiscale realizzata con le società Off Shore”.

Secondo la corte d’Appello di Milano ”era assolutamente ovvio che la gestione dei diritti, il principale costo sostenuto dal gruppo, fosse una questione strategica, quindi fosse interesse della proprietà, di una proprietà che, appunto, rimaneva interessata e coinvolta nelle scelte gestionali, pur abbandonando l’operatività giornaliera”.

Per i giudici “non aveva alcun senso acquistare a un determinato prezzo quel che si era già individuato acquistabile ed effettivamente acquistato a un prezzo molto minore”. Il riferimento è alle numerose società schermo che, secondo l’accusa, sarebbero servite a Berlusconi per far lievitare il prezzo dei diritti televisivi e cinematografici acquistati da Mediaset dalle majors statunitensi e, in questo modo, a costituire fondi neri all’estero per frodare il fisco italiano.

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