Merkel: “Sanzioni per i Paesi-pericolo”. Berlusconi “ritocca” la lettera

ROMA – Stavolta non ride, a mezzogiorno Angela Merkel va al Bundestag, al Parlamento tedesco, e fa maledettamente sul serio. A mezzogiorno, più o meno la stessa ora in cui Gianni Letta soave annuncia che la lettera di Berlusconi alla Unione Europea, insomma gli impegni italiani contrattati con Bossi, la cosiddetta “mezza quadra”, il salvare il governo almeno fino a gennaio e il salvare soprattutto i voti al Pdl e alla Lega se si vota a primavera 2012, ecco questo miracolo della moltiplicazione delle capre e dai cavoli ” ha bisogno di un qualche ritocco“.

Angela Merkel dell’Italia non parla, o meglio non la nomina esplicitamente. Ma è una voluta omissione più dura e gelida del sorriso forse sfuggitole in coppia con Sarkozy. Dice la Cancelliera ai parlamentari tedeschi: “La Grecia merita rispetto per quel che sta facendo, Irlanda e Portogallo sono sulla buona strada…La Grecia non è il paese più grande tra quelli molto indebitati”. Eccola l’Italia, “il paese più grande tra quelli molto indebitati”, il paese-pericolo. E che si fa, cosa occorre fare da domani con i paesi-pericolo secondo la Merkel? “Per chi ripetutamente mette in pericolo la stabilità finanziaria” una sorta di deferimento alla “Corte di Giustizia Europea”. E “sanzioni anche a costo di cambiare i Trattati europei”. Non ha letto né la lettera italiana e neanche “i ritocchi” ma quel che di “ritocchi” la Merkel pensa lo dice chiaro: “La crisi sarà questione di anni e non esiste una misura-salvezza”.

Spiega al suo Parlamento ma soprattutto agli altri paesi europei che la Germania più di 211 miliardi nello Efsf, nel Fondo salva Stati, non mette. E che la Bce deve restare fuori da questo Fondo perché la Bce non può essere la garanzia che altri paesi continuino a fare debito. Lo spiega soprattutto agli altri perché il suo Parlamento lo sa ed è d’accordo: c’è un’intesa tra Cdu e liberali che sono al governo e Verdi ed Spd che sono all’opposizione, No all’accordo ha detto solo la Linke. E questo accordo c’è nonostante i sondaggi indichino che la Merkel le prossime elezioni tedesche rischia di perderle: 31 per cento al partito della Merkel, tre per cento ai liberali suoi alleati, 27 per cento ai socialdemocratici della Spd, 16 per cento ai Verdi che con la Spd possono allearsi e fare 43 per cento contro il 34 della attuale maggioranza di governo. Dieci per cento ai Pirati, il partito della protesta, otto per cento alla Linke, cioè alla sinistra non socialdemocratica. Nonostante questi sondaggi quattro partiti, due di governo e due di opposizione, in Germania collaborano, almeno nell’individuare e difendere l’interesse generale e nazionale di fronte alla crisi del debito.

La Merkel ottiene il sì politico del suo Parlamento, Berlusconi è a colloquio con Gianni Letta e Angelino Alfano, la maxi lettera italiana all’Europa non è ancora partita. La Merkel la leggerà a Bruxelles, poi guarderà in faccia Berlusconi e gli presterà fede e fiducia solo nei limiti ferrei del suo mandato e della sua convinzione: “Si può alzare un muro a difesa dell’euro e dei paesi con molto debito, ma nessun muro reggerà e verrà innalzato se ciascun paese non assolve ai suoi compiti”.

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