ROMA – Il deputato di Sinistra Ecologia e Libertà Michele Ragosta lascia il partito di Nichi Vendola e passa col Pd di Matteo Renzi, perché “Sel è rimasto un partito del ‘900” e “Con la lista Tsipras non esiste più, ha preso la direzione di una sinistra radicale e minoritaria”, e Ragosta spiega di voler solo “aiutare lo sforzo di cambiamento di Renzi”.
Ragosta, classe 1955, salernitano, fra i fondatori di Sel ed eletto alla Camera come capolista nella circoscrizione Campania II è vicino alla “destra” del partito rappresentata da Gennaro Migliore.
Intervistato da Tommaso Ciriaco per Repubblica, ha spiegato le sue ragioni:
«Con la lista Tsipras, Sel non esiste più. Ha esaurito la sua funzione e ha preso la direzione di una sinistra radicale e minoritaria. Non mi appartiene». Per queste ragioni il deputato Michele Ragosta dice addio a Sel ed entra nel Pd: «Nessun trasformismo — dice — voglio solo aiutare lo sforzo di cambiamento di Renzi e mettermi in gioco per le riforme»
«Sono uno dei fondatori di Sel. L’obiettivo era un’unica forza di centrosinistra. Fin dal governo Letta avremmo dovuto assumerci la responsabilità di governo, invece di lasciare il Pd costretto alle larghe intese e noi alla finestra a criticare».
«I tempi della politica, come dimostra Grillo prendendo atto del 41% del Pd, sono molto veloci. Sel, invece, è rimasto un partito del ‘900: inadeguato, oggi».
Ingeneroso. Non è che più semplicemente passa sul carro dei vincitori?
«No, guardi: sinceramente non ho nulla da contrattare, avrei potuto fare il deputato di Sel fino al 2018 aspettando gli eventi. Invece penso che serva coraggio. Mi accuseranno di trasformismo? Io sono stato alle Frattocchie. Vengo dal Pci e oggi torno a casa».
È il secondo deputato a lasciare in poche settimane.
«A me risulta che altri lasceranno, nei prossimi giorni. A livello parlamentare e dei territori. Chi resta sarà obbligato ad accelerare con Tsipras, dando vita a un partitino del 2%».
A Ragosta hanno replicato Nicola Fratoianni (coordinatore nazionale di Sel) e Salvatore Vozza (segretario di Sel Campania):
«La scelta dell’on. Michele Ragosta è sbagliata. Il suo giudizio su Sel è ingeneroso e non corrisponde all’orientamento assunto nell’Assemblea Nazionale del partito sabato scorso».
«Ripartire dall’iniziativa politica sul territorio, delineare il profilo di una forza che dall’opposizione prova a ricostruire le condizioni di un’alternativa alle larghe intese, rimettere al centro i contenuti di una sinistra nuova e di governo. L’uscita da Sel di un deputato, di un assessore e di 27 esponenti del direttivo provinciale (di Salerno, ndr) non è comprensibile per questo motivo, perché nasce da un pregiudizio piuttosto che da un giudizio di merito sulle azioni reali di Sel, che resta una forza impegnata nella ricerca di una sintesi tra riformismo e radicalità».
Intanto sul decreto Irpef il capogruppo alla Camera Gennaro Migliore ha deciso di votare con il Pd per il sì. Con un no la pattuglia dei deputati di Sel rischia di subire ulteriori perdite a favore del Pd di Renzi. Si legge sull’Huffington Post:
Primo ‘effetto Renzi’ a Montecitorio. Sinistra ecologia e libertà verso il voto favorevole al decreto Irpef, all’esame della Camera. È questa l’indicazione che il capogruppo Gennaro Migliore ha dato nel corso dell’assemblea dei parlamentari che si è tenuta un’ora fa a Montecitorio. Con Migliore ci sarebbe, a quanto si apprende, la maggioranza dei deputati.
La questione tuttavia non è chiusa. Dopo la fuoriuscita dal gruppo di Michele Ragosta, a quanto apprende l’agenzia dire da fonti qualificate ci sarebbero altri 3 deputati pronti a lasciare il gruppo del partito di Nichi Vendola. Il voto sul dl Irpef è lo spartiacque decisivo. Nel caso in cui il gruppo propenda per un voto di astensione o contrario al governo (com’è stato fin qui), alcuni deputati potrebbero non seguirlo e in particolare i tre che sono pronti a passare nelle file del pd.
Per dipanare la matassa e cercare di salvare l’unità del gruppo parlamentare, i deputati di sel si rivedranno alla camera alle 19. Il voto favorevole al provvedimento, il primo da parte di Sel, consentirebbe di tenere unita la compagine di Montecitorio ma andrebbe incontro all’opposizione dell’ala più a sinistra. Un voto contrario o di astensione, invece, potrebbe provocare la fuoriuscita di un drappello di deputati a favore del Pd.
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