Michele Serra: post comunisti falliti, Letta consociativo

Pubblicato il 1 Maggio 2013 - 07:41| Aggiornato il 27 Febbraio 2023 OLTRE 6 MESI FA

“La classe dirigente della sinistra storica quasi al completo” è stata tagliata “fuori dalla scena politica” e questo è frutto di un fallimento epocale”, dove il “quasi” è dovuto all’autorevolissima eccezione di Giorgio Napolitano“, scrive con una certa asprezza Michele Serra su Repubblica sotto un titolo che dà la chiave di lettura: “La scomparsa dei post comunisti”.

Si tratta, secondo Michele Serra, del

“meritato coronamento della vocazione governativa e lealista della destra comunista, da sempre capace di interpretare, nella lunga storia repubblicana, il punto di vista dello Stato ben più di quello della società, dei movimenti, degli umori popolari”.

“Di tutto il resto, […] non rimane, nel consociativismo lettiano, alcuna presenza riconoscibile e significativa. Almeno in questo senso il principio di rappresentatività è rispettato: eletti ed elettori di quel grande ceppo fondante del Pd che fu la diaspora comunista non fanno parte del governo Letta”.

“Non un solo leader della generazione di mezzo (i D’Alema, i Veltroni, i Bersani) è direttamente partecipe di una compagine che pure pretende di reggersi su tante gambe quante sono quelle all’altezza dell’emergenza politica, e dunque della responsabilità istituzionale. Domina la componente popolare e cristiano sociale”

Secondo Michele Serra è stato il fallimento di una classe dirigente

“logorata dal tatticismo e sfibrata dalle rivalità interne; e di un modello di partito così poco permeabile alla società che, evidentemente, non ha potuto selezionare i propri uomini e le proprie donne nel vivo dei conflitti, e si è illuso di potere coltivare in vitro, nel chiuso dei propri ruoli di competenza, una élite che invecchiava, perdeva mordente, perdeva sguardo su una società che guardava a sua volta altrove”.

Come dargli torto quando si chiede:

“Quante energie sono confluite nelle Cinque Stelle, portandosi dietro altrettanti voti?”

[…]

“a causa, soprattutto, della incapacità della [sinistra italiana] di fare interagire le sue strutture politiche e il suo popolo, i dirigenti e i cittadini?”.