Migranti Libia, allarme centomila! Non erano 800 mila? Pronti davvero seimila

di Lucio Fero
Pubblicato il 23 Aprile 2019 - 09:41 OLTRE 6 MESI FA
Migranti Libia, allarme centomila! Non erano 800 mila? Pronti davvero seimila

Migranti Libia, allarme centomila! Non erano 800 mila? Pronti davvero seimila (Foto Ansa)

ROMA – Migranti Libia, migranti dalla Libia talmente tanti a configurare invasione, invasione dell’Italia ovviamente via mare. Fonti di intelligence, così si dice, vengono citate per sostanziare l’allarme invasione con un numero: centomila!. Allarme centomila migranti e profughi dunque, allarme che…non ci voleva l’intelligence.

Ma perché centomila? Perché fa numero tondo buono per i comunicati, i titoli e l’immaginazione. E poi centomila è cifra che si ricorda di più. Già dimenticata infatti dalla comunicazione politica e giornalistica l’altra cifra data per buona, anzi ottima, non è passata che una settimana. Neanche dieci giorni fa i migranti profughi in fuga potenziale dalla Libia, la massa dell’invasione possibile verso l’Italia era forte di ottocentomila unità. Otto volte più di quelli stimati oggi.

Dando per improbabile che degli ottocentomila si siano rilassati e convinti a restare avendo trovato casa e lavoro e reddito e sicurezza in centomila al giorno, l’unica è che gli ottocentomila erano immaginari. Cifra gonfiata a dismisura dal governo di Tripoli per spaventare gli europei e chiedere sostegno di ogni tipo. Cifra improbabile e implausibile (ottomila barconi) su cui la comunicazione pubblica (politica e giornalistica) si è ovviamente tuffata a pesce.

Per fortuna di se stessa la chiacchiera pubblica non ha alcuna memoria di sé e infatti oggi si rilancia l’allarme a quota centomila. Dovrebbe per paradosso essere centomila una cifra rassicurante: fosse stata anche alla larga vera quella di ottocentomila, si dovrebbe salutare la massiccia, enorme riduzione del pericolo.

Centomila allora? Forse, non proprio…nell’ipotesi si imbarchino tutti. In realtà pronti ad imbarcarsi davvero lì e ora per l’Italia e l’Europa dalle coste libiche sono in circa seimila. Seimila, settemila (al netto di quelli che affogano) sono quelli che possono realmente arrivare nei prossimi giorni via mare. Che non sono pochi in assoluto, al di là dell’isteria improbabile degli allarmi gonfiati come vitelli a steroidi e antibiotici.

Sei/settemila non sono pochi in assoluto ma sono tantissimi per l’Italia. Non per l’Italia geografica, tantissimi per l’Italia politica e sociale. Ciò che di questi migranti è insostenibile per l’Italia che c’è non è la quantità ma la qualità. Se arrivano, anche solo poche migliaia, sono ufficialmente profughi di guerra. Cioè non possono essere respinti. Per loro non ci possono essere porti chiusi. E non lo dice un magistrato o un papa, lo dice la legge internazionale di tutto il pianeta.

Migranti-profughi che dovessero arrivare dalla Libia riconosciuta in guerra dall’Onu e dalle organizzazioni internazionali Salvini non li può tenere fuori dai porti. Non può, punto. Ma come farebbe, come farà nel caso Salvini a spiegare ai suoi elettori che non c’è nessun Capitano al comando che può chiudere i porti a quelli che scappano da una guerra? Come farà, come farebbe Salvini a mostrare e gestire niente meno che l’accoglienza a quei sei/settemila? Sarebbe una rovina in campagna elettorale, tra un mese si vota e questo è il massimo cruccio dell’Italia dell’Italia politica tutta: chi e cosa mi porta via o mi regala uno o due punti percentuali? Siamo noi eternamente profughi da una politica che da moltissimi anni è in esilio chissà dove e ci ha lasciato al suo posto una eterna campagna elettorale.