Milano e Napoli segano Berlusconi. Pisapia e De Magistris sindaci a valanga

foto Lapresse

ROMA – Gli elettori, la gente, il popolo sovrano di Milano, e Napoli e, ultima ma non ultima Cagliari, hanno segato le gambe al governo, a Berlusconi, alla legislatura.  Giuliano Pisapia, Luigi De Magistris e Massimo Zedda sono rispettivamente a furor di voti sindaci di Milano, Napoli e Cagliari. Esiti impensabili fino a quindici giorni fa,  risultati poi attesi ma non così clamorosi nelle loro dimensioni, la cui forza e potenza politica reciprocamente si incrementano e moltiplicano. A Milano fino al voto del primo turno Berlusconi ha gridato al paese: votate per me, per il mio governo. Gli hanno votato contro. Tra il primo e il secondo turno Pdl e Lega hanno invitato a votare contro “Zingaropoli”, i drogati, la moschea e hanno “regalato” parcheggi gratis sulle strisce blu, ticket sull’Ecopass, moratoria sulle multe. Tremonti si è spinto a dire: “Con Pisapia l’Expo va via”. Tutto l’armamentario delle promesse, blandizie e allarmi. Non sono stati ascoltati, non sono stati creduti. A Napoli vittima da quasi venti anni di un’amministrazione di centro sinistra pessima nei risultati il centro destra e il suo candidato non sono stati ritenuti meritevoli di rappresentare il cambio. Promettere passaporto e licenza per le case abusive, promettere di non comprare Hamsik non è bastato ed è stato vissuto come illusorio e offensivo. Dal Nord al Sud qualcosa è stato più forte delle promesse, dell’immagine e delle assicurazioni del centro destra. Insomma tutto ciò che elettoralmente ha funzionato alla perfezione nel 2008 e ancora nel 2010 oggi nelle urne non funziona più.

Per questo il governo non ha più davanti a sè due anni di vita, tanti quanti ne mancano alla fine delle legislatura. Finiranno entrambi prima: nella primavera del 2012. La reazione di Silvio Berlusconi sarà immediata e spregiudicata, partirà l’operazione “Muoia Sansone con tutti i filistei”. Subito annunci di sgravi fiscali e poi elettorato “spruzzato” di soldi pubblici sul finire dell’anno, dopo sarebbe troppo tardi. Soldi che in cassa allo Stato non ci sono, soldi che saranno finanziati “a debito”. Debito che l’Italia non può fare, non perché glielo vieti l’Europa ma perché i mercati finanziari internazionali guarderanno con sospetto l’operazione, il governo e il paese che la tentano. Sospetto che si tradurrà in interessi maggiori sul debito. E’ lo “scenario Standard & Poor’s”: Italia che oggi ha i soldi per pagare i suoi debiti ma che, continuando a far debito, lascia dubitare che possa continuare a farlo domani. E’ lo scenario che teme la Bce e che Mario Draghi dovrà cominciare a maneggiare già da subito, dalla sua ultima relazione sullo stato del paese da governatore di Bankitalia. Si apre un anno molto elettorale e poco di governo della finanza pubblica, qui si giocherà l’estrema partita del potere: rivincita e rimonta del centro destra berlusconiano a rischio e al prezzo di bancarotta o quasi. Non avrà altra carta da giocare Berlusconi e la giocherà, anche a costo e a rischio di tirar giù le “colonne” del paese.

Lo seguirà il Pdl su questa strada? Al netto di sbandamenti, “correnti”, divisioni, interne linee di frattura, la risposta è sì: il Pdl seguirà il suo capo anche nell’operazione “Muoia Sansone con tutti filistei”. Farà altrettanto la Lega di Bossi? Sì e no: lo farà ma cercando di mettersi a distanza di sicurezza dall’eventuale crollo delle “colonne”. Difficile pensare che la Lega consenta nei prossimi mesi il varo di una nuova legge elettorale che separi i suoi destini da Berlusconi e dal Pdl, quasi certo che la Lega rinculerà su una pedagogia e propaganda “secessionista” per recuperare voti e distanze. Sarà anche per la Lega un anno poco di governo e molto elettorale.

E l’opposizione, anzi le opposizioni? Dovranno decidere in fretta se e come “sommarsi” per poi contarsi nelle urne. Un sondaggio del La7 ha chiesto agli italiani cosa avrebbero votato se oggi si fosse votato per le politiche. Risposta: sinistra al 43 e passa per cento, terzo polo all’undici e alleanza Bossi-Berlusconi-Storace al 40 per cento circa. Bersani, Vendola e Di Pietro seguiranno, si fideranno di questa “traccia” e andranno verso il voto politico con uno schieramento Pd-Sel e Idv convinti che possa bastare. E, se sì, con quale leader? Oppure non si fideranno di quel potenziale 43 per cento, metteranno in conto una rimonta della destra, cercheranno l’intesa con Casini? Il trionfo oltre ogni immaginazione di De Magistris e la sonante vittoria di Pisapia spingono verso la “autosufficienza” della sinistra, ma un anno è lungo e la destra in Italia è ferita ma non certo defunta. E’ caduta una “anomalia” italiana, quella per cui il governo in carica a Roma era l’unico a non pagar dazio elettorale alla crisi economica e sociale. E l’altra “anomalia”, altrimenti detta Berlusconi?

Nelle tv si discute se abbia “esaurito la sua forza propulsiva”, se sia o no “fritto”, se il ventennio sia all’inizio della sua fine. Si registrano episodi di scoramento comico-paradossali: il sito di Libero stampa un masticato e velenoso “E ora godetevi il comunismo”, Radio Padania manda in onda “Bandiera Rossa”. Non sembrano capire di esser stati sconfitti non dai comunisti ma soprattutto da se stessi. La “anomalia” Berlusconi, il federatore-padrone di ogni destra italiana, da quella liberale a quella corporativa, da quella delle imprese a quella delle massaie, non “incolla” più. Ed era, è un tipo di “colla” che, una volta staccata, non ricompone più il suo effetto. La destra italiana può, potrebbe ancora vincere le prossime elezioni. Ma non con Berlusconi leader immobile e leader fedele a se stesso e alla sua storia. Però senza Berlusconi la destra italiana rischia l’esplosione e la dispersione. Berlusconi ha detto che continuerà a governare comunque, che il voto di Milano e Napoli non lo avrebbe scosso comunque. Gli elettori, la gente, il popolo sovrano, quasi avessero sentito e deciso di rispondere oltre ogni dubbio, hanno scosso l’albero e segato il ramo con una maxi ruspsa e una maxi sega: alla quarta proiezione Pisapia ha il dieci per cento in più dei voti di Pisapia e Lettieri è sepolto e umiliato dal 60 e passa per cento di De Magistris contro neanche il quaranta di Lettieri. Più che saldo, Berlusconi potrà restare aggrappato. Furibondo, furente e aggrappato. Indisponibile a lasciare, pronto però al salto, al tuffo nel massimo azzardo. Qualcuno ha capito, qualcuno si è già portato avanti mentre dopo Napoli a Milano si annuncia l’avanzata di Zedda a Cagliari e forse anche altrove e di più. La sera dopo le elezioni Porta a Porta di Bruno Vespa ha per tema: “Quale la dieta più efficace per l’estate”. A suo modo è efficace commento alle elezioni che dissero “Basta” a Berlusconi. Condizione necessaria ma non ancora sufficiente per il passo successivo, il “Basta con Berlusconi”. A questo punto un piccolo passo elettorale, un passo ancora grande per l’Italia.

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