Militari americani contro Obama: 'Ritiro troppo veloce dall'Afghanistan'

NEW YORK, 23 GIU – Pensa alla Casa Bianca e non ascolta i militari, decidendo un ritiro ''piu' aggressivo in termini di calendario'', come spiega il generale David Petraeus.
All'indomani dall'annuncio di un ritiro piu' accelerato del previsto dall'Afghanistan, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama viene accusato da piu' parti di non avere ascoltato il parere degli esperti militari sul campo e al Pentagono, e di aver pensato soprattutto alla sua rielezione alla Casa Bianca, nel novembre 2012.
La prima bordata viene dall'Ammiraglio Mike Mullen, il capo di Stato maggiore delle Forze Armate Usa, affermando che la decisione di ritirare 33 mila uomini dall'Afghanistan entro l'estate 2012, ''e' più aggressiva e comporta più rischi di quanto fossi inizialmente pronto ad accettare''.
Il Pentagono premeva per un massimo di 4-5mila uomini entro l'anno e fino a 30mila entro il 2012. Ma, molto diplomaticamente Mullen ha poi precisato che ''preferisco non entrare nei dettagli dei consigli privati che ho fornito su queste decisioni, che, come ho gia' detto, appoggio'', affermandosi convinto che gli Stati Uniti saranno certamente capaci di gestire la situazione sul terreno.
I progressi registrati in questi ultimi mesi sono significativi, visto anche il forte indebolimento subito da al Qaida in Afghanistan, oltre all'uccisione di Osama bin Laden in Pakistan.
La seconda bordata e' venuta dal segretario alla Difesa Bob Gates. In una intervista alla France Presse, il capo del Pentagono, che lascera' l'incarico il primo luglio sostituito da Leon Panetta – l'attuale numero uno della Cia – non e' entrato nei dettagli, ma ha riconosciuto che la decisione di Obama ''prende in considerazione la situazione politica interna'' degli Stati Uniti.
Dove, almeno in base ai piu' recenti sondaggi, l'opinione pubblica preme per la fine della guerra e dell'impegno Usa in Iraq e in Afghanistan; dove c'e'un problema di bilancio pubblico e dove sono in calendario l'anno prossimo le elezioni presidenziali, in singolare coincidenza con la fine del ritiro dei 33mila uomini annunciato ieri.
Rispondendo ad una domanda, Gates ha rivelato inoltre che il generale David Petraeus, comandante delle forze Usa e Nato in Afghanistan, avrebbe preferito un ritiro delle forze Usa piu' lento di quello prospettato dal presidente. Petraeus, intervenuto poco dopo al Senato (che deve confermarne la nomina alla testa della Cia), lo conferma volentieri spiegando che il ritiro deciso da Obama e' ''piu' aggressivo in termini di calendario'' di quanto suggerito dai militari del Pentagono.
Critici nei confronti di Obama sono stati anche i repubblicani all'opposizione, ma non e' una sorpresa. Il presidente della commissione Forze Armate della Camera dei Rappresentanti, il californiano Buck McKeon, si e' detto convinto che il ritiro prospettato rischia di minacciare la sicurezza guadagnata con i rinforzi decisi dallo stesso Obama nel dicembre 2009.
Contrariamente a Gates, Mullen e Petraeus, il segretario di Stato Hillary Clinton (che secondo la stampa Usa e' su posizioni analoghe alle loro) ha tenuto un profilo basso e ha difeso a spada tratta le decisioni di Obama. Le parole piu' dure del segretario di Stato sono state pronunciate nei confronti del Pakistan, la potenza nucleare dove diversi leader di al Qaida si sono rifugiati. Ha difeso, infine Obama, anche Michele Flournoy, sottosegretario alla Difesa, spiegando al Congresso che il ritiro ''non e' un fuggi fuggi'' e ''non rappresenta un cambio nella politica o la strategia per l'Afghanistan''.

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