Militari italiani: “Le frasi della Santanché possono farci ammazzare”

Dopo l’ultimo exploit di Daniela Santanché con la sua “verità storica” riguardo alla pedofilia di Maometto, alla base italiana di Herat in Afghanistan qualche preoccupazione in più inizia ad aggiungersi fra i soldati.

«Dire che Maometto era un pedofilo significa creare condizioni per un rischio aggiuntivo. Anche una sola frase può farci ammazzare», dice un caporalmaggiore che per mestiere pattuglia la difficile area nell’Afghanistan nordoccidentale per il Provincial reconstrution team italiano.

A fargli eco altri militari, più che turbati dagli insulti dell’ex storaciana di ferro: «Non dimentichiamoci che cosa accadde con le vignette sataniche e la maglietta di Calderoli, dove l’immagine del profeta veniva associata ad un maiale».

Se si fa ricorso alla cronaca la missione dei nostri soldati non è proprio gradita nella regione afghana e gli attentati pre-elettorali contro i blindati italiani lo dimostrano. A “Domenica Cinque” la Santanchè era stata chiamata per parlare di crocifissi in aula e invece ha preso la palla al balzo per lanciare una delle sue note offensive contro l’arretratezza dell’Islam.

Evidentemente però in quel contesto la Santanché non ha pensato alle possibili, anzi scontate, ripercussioni: «Disponiamo di armi perché non possiamo farne a meno, ma il nostro lavoro ci porta soprattutto a contatto con la popolazione civile. Siamo qui per aiutare. I musulmani afghani, lo sappiamo bene, sono ipersensibili. Un fanatico che voglia vendicarsi dell’offesa a Maometto lo si può sempre incontrare. Non mi resta che ringraziare la signora anche a nome delle nostre famiglie, che già vivono tra mille preoccupazioni», dice un giovane di Eboli che fa parte dell’equipaggio di un “Lince”.

Il cappellano militare del contingente italiano, don Gianmario Piga, è invece accomodante sulla questione: «Anche Gesù Cristo è stato attaccato con disegni e pubblicazioni blasfeme».

Dalle colonne del suo blog Daniela Santanchè non mostra alcun segno di pentimento e ribatte sulla sua “verità storica”, dopo aver aspettato due giorni: «Non voglio negare che la mia provocazione sia stata molto forte. Voglio però ribadire che ci sono in tutte le culture e molte religioni delle verità storiche scomode, e che quest’ultime oggi vanno lette, o rilette, con la consapevolezza di aver raggiunto una civiltà e una modernità che non consente falsi pudori, ma una lettura obiettiva e onesta».

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