Milleproroghe, mille emendamenti. Ira Napolitano: “A rischio bocciatura”

Giorgio Napolitano (LaPresse)

ROMA – Se non è uno stop al “milleproroghe” poco ci manca. Giorgio Napolitano, proprio nel giorno in cui il decreto ottiene un sì alla Camera con 336 voti lancia un durissimo attacco al pacchetto di norme. Colpa degli emendamenti, giudicati “troppi e fuori tema” al pacchetto al punto da esporre il decreto ad una bocciatura della Corte Costituzionale.

Per far sentire il suo dissenso Napolitano ha scritto una lettera formale ai presidenti delle Camere Renato Schifani e Gianfranco Fini ricordando la sentenza 22 della Corte Costituzionale del 2012, quella con cui la Consulta aveva annullato (per la prima volta) una serie di correttivi inseriti in Parlamento a un decreto analogo.

La lettera di Napolitano, pur nel tono rigorosamente istituzionale, è dura. ”Come è noto – scrive Napolitano – il Capo dello Stato non dispone di un potere di rinvio parziale dei disegni di legge e non può quindi esimersi dall’effettuare, nei casi di leggi di conversione, una valutazione delle criticità riscontrabili in relazione al contenuto complessivo del decreto-legge, evitando una decadenza di tutte le disposizioni, comprese quelle condivisibili e urgenti, qualora la rilevanza e la portata di queste risultino prevalenti”, scrive Napolitano a Fini e Schifani.  

”Sottopongo pertanto alla vostra attenzione – scrive ancora Napolitano – in spirito di leale collaborazione istituzionale – la necessità di attenersi, nel valutare l’ammissibilità degli emendamenti riferiti a decreti-legge, a criteri di stretta attinenza allo specifico oggetto degli stessi e alle relative finalità, anche adottando – se ritenuto necessario – le opportune modifiche dei regolamenti parlamentari, al fine di non esporre disposizioni, anche quando non censurabili nel merito, al rischio di annullamento da parte della Corte costituzionale per ragioni esclusivamente procedimentali ma di indubbio rilievo istituzionale”.    

”Ritengo utile – aggiunge il Capo dello Stato – che vengano informati delle mie considerazioni i Presidenti dei gruppi parlamentari e i Presidenti delle Commissioni permanenti”.  

Bocciatura della Consulta, il precedente. ”Anche in occasione del recente decreto-legge ‘milleproroghe’ del 29/12/2011, sono stati ammessi e approvati emendamenti che hanno introdotto disposizioni in nessun modo ricollegabili alle specifiche proroghe contenute nel decreto e neppure alla finalita’ indicata nelle premesse di garantire l’efficienza e l’efficacia dell’azione amministrativa”, spiega il Capo dello Stato nel messaggio alle Camere dove precisa che le disposizioni ”avrebbero dovuto trovare più corretta collocazione in un distinto dl”.

Napolitiano ricorda che già con la lettera inviata il 22 febbraio 2011 ai Presidenti di Senato e Camera e al Presidente del Consiglio dei ministri, sottolineava ”la necessità di limitare gli emendamenti ammissibili, in sede di conversione dei decreti-legge, a quelli sostanzialmente omogenei rispetto al testo originario del decreto” e si ricollega anche alle considerazioni svolte dal Presidente Ciampi in un messaggio alle Camere del 2002.

Peraltro, aggiunge il Capo dello Stato, ”la prassi parlamentare non sempre si è attenuta ai criteri suindicati, con particolare riguardo al tradizionale decreto-legge di fine anno con il quale vengono prorogati termini di efficacia di varie disposizioni legislative, essendo prevalsa la linea di ritenere sufficiente, per l’ammissibilita’ degli emendamenti, una generica finalita’ di proroga non collegata con l’oggetto e spesso neppure con la materia e le finalita’ del provvedimento di urgenza”. Addirittura, fa notare Napolitano,”talora, si sono anche consentite modifiche ordinamentali non strettamente limitate all’ambito temporale della proroga di tali termini”.

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