Ministri “distratti”: abolito doppio stipendio, ma “dimenticano” redditi online

Pubblicato il 27 Maggio 2013 - 11:34 OLTRE 6 MESI FA
Ministri "distratti": abolito doppio stipendio, ma "dimenticano" redditi online

Ministri “distratti”: abolito doppio stipendio, ma “dimenticano” redditi online (Foto LaPresse)

ROMA – Ministri “distratti” quelli appena nominati nel governo guidato da Enrico Letta. Il doppio stipendio è stato abolito, ma i ministri hanno “dimenticato” di pubblicare i propri redditi e la propria situazione patrimoniale online. Antonello Cherchi spiega in un articolo sul Sole 24 Ore che i ministri hanno tre mesi di tempo per pubblicare online i redditi dal giorno della nomina, tempi stabiliti dal decreto legge approvato.

La sforbiciata al doppio stipendio di ministri e sottosegretari, che sono anche parlamentari, è arrivata. I 13 ministri e i  20sottosegretari terranno per se lo stipendio della Camera. Cifre di 41mila euro per i ministri e quasi 40mila per i sottosegretari, scrive la Cherchi:

“Costoro dovranno contare “solo” sulla busta paga da parlamentare, che, per quanto anch’essa oggetto di ripetuti tagli, resta di tutto rispetto: 14mila euro netti al mese. È l’unico dato certo che si conosce sul reddito del nuovo Governo. La via inaugurata dall’ex premier Mario Monti, di pubblicare online la situazione patrimoniale del proprio Esecutivo, finora, infatti, non è stata seguita da nessun componente del nuovo Governo. Inutile cercare sui siti qual è la retribuzione dei vertici dei dicasteri. Ci sono le biografie, inappuntabili curricula, l’elenco delle dichiarazioni rilasciate, carrellate di foto (per i più precisi, anche in alta definizione), le interviste, ma della situazione patrimoniale nessuna traccia. L’unico che l’ha pubblicata è il ministro degli Affari europei, Enzo Moavero Milanesi, che però non ha dovuto fare molta fatica se non, eventualmente, aggiornarla. Moavero Milanesi, infatti, ricopriva lo stesso incarico durante il Governo Monti”.

Insomma dei redditi dei ministri sul web non c’è traccia, spiega il Sole 24 Ore:

“Per il momento, invece, tutti i siti dei ministeri restano muti. Unica attenuante è il fattore “tempo”: il decreto, infatti, concede ai politici tre mesi (dall’elezione o dalla nomina) per pubblicare tutte le informazioni. Un mese è già praticamente trascorso. Ne restano ancora due. La trasparenza, dunque, non è compromessa. Resta, tuttavia, da chiedersi come mai alcune informazioni (come il curriculum), pure previste dal decreto, siano già online e sul trattamento economico occorra più tempo, nonostante si continui a parlare (e intervenire) sui costi della politica”.