Ministro Fabrizio Saccomanni vuole Daniele Franco ragioniere generale Stato

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Daniele Franco: nuovo ragioniere generale dello Stato

ROMA – È in arrivo un nuovo Ragioniere Generale dello Stato, nella persona di Daniele Franco, dalla Banca d’Italia. La notizia è del Messaggero di Roma di venerdì, rimbalza anche nelle speranze di Sergio Rizzo sul Corriere della Sera.

Secondo il Messaggero la decisione, nell’articolo di Luca Cifoni, è già stata presa dal nuovo ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, anche se per ora frena:

“Sul vertice della Ragioneria generale dello Stato devo prendere una decisione nei prossimi giorni”.

Sarà un giro di poltrone che non toccherà solo la carica di Ragioniere generale, ma molte altre nel ministero.

La carica di Ragioniere Generale è una delle posizioni chiave nel Governo permanente degli alti funzionari pubblici, dei “grand commis” che, più dei ministri, hanno in mano lo Stato italiano. Il titolo ha poco glamour, con “ragioniere” un po’ da Fantozzi, ma il potere è immenso.

Da quella scrivania passano i conti dello Stato e un sì o un no possono essere decisivi. L’attuale e uscente ragioniere generale, Mario Canzio, si è trovato in posizioni di scontro. Il suo precedessore fu Vittorio Grilli, poi ministro dell’Economia nell’infausto Governo Monti (fu, ha scritto Senator su Blitzquotidiano, “un modesto Ragioniere Generale dello Stato”).

Vero è che la Ragioneria generale è “per tradizione un interlocutore anche ostico della politica” negli ultimi tempi, scrive Luca Cifoni,

“è apparsa a molti come una sorta di fortino chiuso, autoreferenziale, impegnato a frenare sui provvedimenti che potrebbero dare slancio all’economia, come appunto quello relativo ai pagamenti della pubblica amministrazione.

“L’economista Francesco Giavazzi, che negli uffici del ministero ha lavorato quasi venti anni fa e più recentemente ha curato per il governo Monti un piano di revisione degli incentivi alle imprese,sul Corriere della Sera, ha scritto che

“i dirigenti di questa e di altre strutture «hanno l’interesse a rendere il funzionamento dei loro uffici il più opaco e complicato possibile, in modo da essere i soli a poterli far funzionare»”.

Oggi quella scrivania scotta:

“Negli ultimi mesi è stata toccata da critiche e polemiche, in particolare per la vicenda dei debiti della pubblica amministrazione. Mario Canzio, che ne è alla guida da otto anni, è in partenza avendo tra l’altro già maturato l’età della pensione”,

scrive Luca Cifoni. E aggiunge:

“Sono prudenti le parole pronunciate da Fabrizio Saccomanni. Il tema è quello del fisco e delle risorse finanziarie da trovare”.

Ma la sostanza è ben diversa:

“Si profila una rivoluzione che va oltre i normali avvicendamenti da un governo all’altro”.

Al posto di Mario Canzio

“è dato per quasi certo l’arrivo di Daniele Franco, oggi direttore centrale della Banca d’Italia per l’area Ricerca economica e relazioni internazionali. Franco è una delle massime autorità in materia di finanza pubblica e negli ultimi tempi ha rappresentato la Banca d’Italia nelle audizioni parlamentari su questi temi”.

Uscirà anche Vincenzo Fortunato. che occupa la posizione di capo di gabinetto del ministro, una specie di numero due ma di fatto il vero padrone della macchina ministeriale. Mentre Vincenzo Fortunato

“andrà a occuparsi della nuova società di gestione del risparmio incaricata di mettere in vendita o valorizzare il patrimonio immobiliare pubblico”

al suo posto dovrebbe andare

Daniele Cabras, consigliere parlamentare e attualmente segretario della commissione Bilancio della Camera”.

Daniele Cabras, informa Sergio Rizzo, è figlio di Paolo Cabras, “ex parlamentare Dc di lungo corso”.

Secondo Rizzo non c’è da illudersi molto. Anche se al ministero dell’Economia presentano la nomina di Daniele Cabras

“come un elemento di forte rinnovamento […] sbaglia di grosso chi lo interpreta come un segnale d’indebolimento di quella burocrazia che ha nelle mani da decenni [secoli] le nostre amministrazioni”.

Fabrizio Saccomanni ha anche annunciato

“di voler trovare un posto nel proprio gabinetto per Vieri Ceriani, altro uomo della Banca d’Italia che fino a pochi giorni fa era sottosegretario all’Economia nel governo tecnico. Ceriani ha curato lo studio sulla revisione delle agevolazioni fiscali, che il governo Letta intende riprendere in mano. La sua permanenza al dicastero, data l’ottima conoscenza dei dossier aperti, era stata caldeggiata sia da Confindustria sia dal mondo degli enti locali”,

scrive Luca Cifoni.

Altri nomi:

Vincenzo La Via, da poco più di un anno capo del Dipartimento del Tesoro, sarebbe confermato anche grazie ai suoi rapporti con Saccomanni, che sono definiti “stretti e cordiali”.

La nomina di Daniele Franco a Ragioniere generale dello Stato potrebbe poi portare

“ad altre novità nel gradino immediatamente più basso della gerarchia interna, quello degli Ispettori generali. Due sono in particolare le poltrone in bilico: quella di Francesco Massicci, potente capo della struttura che si occupa di spesa sociale (quindi sanità e pensioni) e poi quella di Roberto Ferranti che guida l’ispettorato per la contabilità e la finanza pubblica, dove vengono elaborati i conti e le previsioni alla base delle scelte governative”.

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