ROMA – Il Governo lo chiama maxi-emendamento, ma di maxi c’è solo la profonda frattura tra il Presidente del Consiglio e il suo ministro dell’Economia. Più agevole per tutti i commentatori parlare di mini-piano, di montagna che ha partorito il classico topolino, di riproposizione di provvedimenti già previsti, di misure a costo zero. A Cannes Berlusconi si presenta un’altra volta a mani vuote, con l’umiliazione supplementare di farsi accompagnare dal ministro che detesta.
Cosa contiene questo maxi-emendamento da inserire nella legge stabilità? I licenziamenti facili no. Nemmeno la patrimoniale o il prelievo forzoso sui conti correnti. Nessun accenno alle pensioni. Di Ichino non si fa menzione. Di Ici non c’è traccia, la cosa più vicina è la reintroduzione dell’Ice (Istituto commercio estero), ma è un’altra storia. Si procederà alla vendita di qualche caserma, con il piano di dismissioni del patrimonio immobiliare della Difesa. I comuni capoluogo di provincia e quelli di rilevanza turistica potranno istituire una tassa di soggiorno. Ci sono le norme già elaborate dal ministro Sacconi per favorire i contratti part time per le donne e di apprendistato per i giovani, come la velocizzazione per il credito di imposta a favore delle imprese che assumono al Sud. Sono previsti aiuti all’occupazione: zero contributi per tre anni sulle nuove assunzioni di apprendisti nelle aziende fino a 9 dipendenti; l’aumento di un punto per i contributi previdenziali dei cocopro, che salgono quasi al 28%; riduzione del 25% dei contributi per l’assunzione di donne con contratto di inserimento; più spazio di manovra alle Regioni per definire il gettito Irap con la possibilità di dedurre il costo del lavoro variabile, cioè quello riconducibile agli accordi aziendali. Aumenta il credito d’imposta per le aziende che fanno ricerca scientifica e assumono giovani ricercatori con meno di 30 anni di età. Sempre in tema di flessibilità del lavoro, stavolta in uscita, è confermata la mobilità obbligatoria per gli statali.
Prevista una spolverata di liberalizzazioni. A cominciare da quella degli orari di aperturta e chiusura dei negozi. Si ammetterà qualche deroga sulle tariffe minime degli ordini professionali e la possibilità di costituire società di capitali. Gli enti locali saranno incentivati a mettere a gara alcuni servizi pubblici a patto che si dimostri che “tale scelta sia economicamente vantaggiosa”. Basterà a convincere l’Europa? Intanto, alle ore 9 del 3 novembre, Berlusconi e Tremonti si preparano a partire per Cannes, non esattamente d’amore e d’accordo: li unisce la sensazione di essere dei superstiti, miracolati a restare ancora in sella. Lo spread a quest’ora è già arrivato a quota 462.