Montezemolo invita a impegnarsi in politica e gli uomini di Berlusconi lo attaccano. Preoccupati dai sondaggi che lo danno futuro premier?

Luca Montezemolo

Luca Montezemolo, presidente della Ferrari e ex presidente di Fiat e Confindustria ha urtato la suscettibilità dei politici di destra, o forse, più semplicemente, ha fatto capire in modo più esplicito del passato che la politica gli piace e forse potrebbe fare la sua parte e così si è beccato una serie di insulti da parte dei pretoriani del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Berlusconi, se è a posto con la testa, non può considerare Montezemolo un serio rivale, ma certamente tale lo vedono i suoi cortigiani, i quali, mentre recitano quotidiani osanna al loro Capo, nel loro intimo pensano anche a quando il Capo sarà chiamato al cospetto del suo collega Padreterno o semplicemente promosso a superiore incarico pubblico, cioè diventerà presente della Repubblica.

A quel punto ecco che un Montezemolo politico potrebbe diventare una seria alternativa nella corsa alla successione, essendo uno dei pochi uomini pubblici in Italia a godere di simpatie a sinistra e anche di piacere ai moderati, per i ruoli istituzionali Fiat e Confidustria, ricoperti. A ulteriore conferma ci sono ben due sondaggi del settimanale l’Esprsso, uno dell’ottobre 2009 e uno dell’aprile 2010 che valgono un plebiscito. Sono due sondaggi on line e quindi vanno trattati con tutte le cautele che gli statistici impongono, ma se per due punti passa una retta, per tre, di cui uno fatto con tutti i crismi, ci passa un’autostrada.

I sondaggi dell’Espresso hanno particolare valore  perché i lettori del settimanale sono in genere di sinistra, ma la loro matrice non è comunista,  bensì di sinistra liberale e radicale e annoverano tra le loro schiere molti moderati. Vediamo i due sondaggi.

Quello di ottobre è arrivato a 329.177 votanti: 115.847, cioè un terzo, hanno indicato Montezemolo come premier nel 2012. Il sondaggio di aprile è arrivato a 105.395 voti, di cui 30.736 designano Montezemolo come il candidato favorito a primo ministro nelle prossime elezioni. Seguono, con notevole distacco, Nichi Vendola (22.682), Rosi Bindi (17.554), Mario Draghi (15.529) con il povero Pier Luigi Bersani, che tanto piace agli apparatchik del suo partito, è soltanto settimo con appena 4.268.

Anche se i maligni insinuano il sospetto che molti dei voti a favore di Montezemolo siano stati espressi da mani amiche e multiple, lo stesso può valere per tutti gli altri, che possono contare, ancor più di Montezemolo, su schiere di fedeli: dai dipendenti della Banca d’Italia ai pugliesi della diaspora.

Berlusconi è uno che i numeri li sa leggere bene e quelli dei sondaggi per lui non hanno mai avuto segreti: vi ha costruito sopra la sua fortuna di imprenditore e quella di politico. Nelle cifre esposte sopra, in ogni caso, ce ne è abbastanza per terrorizzare un uomo che nella sua vita ha lasciato fare al caso in pochissime occasioni, tanto poche che si contano sulle dita di una mano e che ha pagato molto care.

Tutto questo spiega le parole dette sabato mattina dal ministro del Lavoro Maurizio Sacconi al convegno dei giovani imprenditori aderenti alla Confindustria che si svolge a Santa Margherita Ligure (Genova). Parole che sono legnate: “C’é stata una Confindustria che non ha avuto il coraggio di decidere, ha detto il ministro, accennando al confronto sulla riforma del sistema contrattuale ed indicando che l’ostacolo era “il veto della Cgil”. “Il 14 luglio 2004 Epifani si è alzato dal tavolo e per quattro anni l’accordo non si è fatto”.

Poi, dopo la presidenza di Montezemolo, “finalmente è arrivata una donna e ha deciso”. A dire il vero, come precisa l’agenzia di stampa Ansa, Sacconi non ha citato esplicitamente Montezemolo, ma anche un altro passaggio del suo intervento è stato interpretato dalla platea come un riferimento all’ex presidente di Confindustria, ed in particolare all’attesa per un suo eventuale impegno diretto in politica: “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”, ha detto il ministro citando Seneca.

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