ROMA – Tangentopoli ritorna: parola di Mario Monti. Anche per colpa di un governo, quello di Silvio Berlusconi, che non ha mai voluto varare una legge anti-corruzione. Ma le tangenti “non sono ineluttabili”. A portare a queste conclusioni il presidente del Consiglio sono gli arresti di questi giorni, dal presidente di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, ad Alessandro Proto, Angelo e la moglie Melania Rizzoli.
Entrando nel merito della vicenda Finmeccanica, con le presunte tangenti per oltre 50 milioni di euro all’India (definita da Berlusconi “Terzo Mondo”), Monti corregge l’ex premier: “Che le tangenti esistano frequentemente negli affari, soprattutto in certi Paesi, è realtà, che debba essere visto come necessario e ineluttabile lo rifiuto”.
Il presidente del Consiglio ha ormai da tempo appeso il loden e l’aplomb al chiodo e attacca diretto: “Sono molto più ferito quando dei cialtroni dicono aver lasciato l’Italia bene nel 2011 e poi io l’ho mandata a male, che non inorgoglito se Obama dice che l’Italia oggi va bene”.
“L’evidenza è molto simile ma la speranza è minore. Nel ’92-93 c’era quella che veniva percepita come un’azione liberatoria: si pensava che l’azione della magistratura e la coscienza dei cittadini avrebbero portato alla fine del fenomeno. Invece l’azione della magistratura è andata avanti, la coscienza degli italiani e soprattutto politici si è molto seduta e siamo qui di nuovo. Speriamo che venga meno un sistema di potere se genera queste cose”. Siamo passati “dalla partitocrazia alla partitorazzia“.
Monti sottolinea che il suo governo “ha fatto fatica, a causa della resistenza del Pdl, a far approvare un’adeguata legge anti-corruzione”. Questa norma è arrivata dopo che, “dopo tanti anni di governo Berlusconi”, non ne era stata approvata ancora una. Queste normative sul piano interno, ha spiegato ancora Monti, vanno accompagnate con azioni a livello internazionale: “Uno che ha governato tanti anni come Berlusconi doveva fare qualcosa a livello internazionale. L’Italia è un Paese importante, è nel G8, e certo può anche cadere nel ridicolo come è accaduto per l’atteggiamento ridicolo tenuto da qualcuno in passato”.
Il candidato di Scelta Civica prende lo spunto dalle vicende giudiziarie per continuare la propria campagna elettorale, e non risparmia nessuno: “Se vincesse il centrodestra, l’Italia tornerebbe a rischio come nel novembre 2011 e si fermerebbero le riforme in grado di far crescere il Paese. Se vincesse il Pd con Vendola, invece, i conti sarebbero più al sicuro, ma non si proseguirebbe sulla strada delle riforme strutturali”.
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