Fare cassa senza tassa? Monti: vendiamo patrimonio. Bondi: tagliamo auto blu

Pubblicato il 13 Giugno 2012 - 20:51 OLTRE 6 MESI FA

Mario Monti (Lapresse)

BERLINO – Mario Monti pensa a vendere il patrimonio di Regioni e Comuni, Enrico Bondi a tagliare le auto blu: obiettivo comune è trovare soldi. Senza ricorrere a manovre bis o ad aumento della pressione fiscale che spezzerebbero le gambe a un Paese già molto provato dal “decreto Salva Italia” e opere successive del governo Monti.

Iniziamo dalle auto blu: dei cinque miliardi di euro di risparmi all’acquisto di beni e servizi che si ricaverebbero attuando le misure identificate da Bondi, quelli che deriverebbero dal taglio delle scorte non sarebbero moltissimi. Tuttavia il commissario alla “spending review”, che (leggenda vuole) all’epoca del risanamento di Parmalat girava su una Fiat Uno e alloggiava in una pensione a tre stelle, ha sottolineato che al di là dei milioni risparmiati si tratterebbe di una questione di etica pubblica. Infatti dai primi riscontri sembra che godano di una scorta anche personalità che non corrono alcun rischio per la propria sicurezza.

Mario Monti invece punta sulle privatizzazioni, sulle dismissioni di patrimonio pubblico. Dopo aver incontrato a Berlino Wolfgang Schaeuble, il ministro delle finanze tedesco, ha rilasciato un po’ di dichiarazioni. La più importante è questa: ”Non solo non escludiamo la cessione di quote dell’attivo del settore pubblico, ma la stiamo preparando come abbiamo già annunciato e presto seguiranno degli atti concreti: abbiamo predisposto dei veicoli, fondi immobiliari e mobiliari attraverso i quali convogliare in vista di cessioni attività mobiliari e immobiliari del settore pubblico, prevalentemente a livello regionale e comunale”.

Insomma il governo Monti avrebbe intenzione di privatizzare le partecipazioni e il patrimonio di Regioni e Comuni, per fare cassa. Intenzioni che fanno pensare a un’Italia in difficoltà?

Non secondo Monti: ”Il sistema italiano non è fragile”, ha alcuni aspetti ”fragili” come l’alto debito, ma ha alcuni aspetti ben più solidi “come il sistema bancario, visto che è paragonabile per solidità a quello tedesco”.

Quindi non c’è bisogno di una manovra bis? Su questo Monti non è chiarissimo: “Sui conti pubblici abbiamo fatto un pesantissimo intervento in dicembre ma va continuata l’opera” anche se “non occorrerà una seconda manovra, ma l’azione di disciplina dovrà procedere”.

La debolezza non è del sistema Italia ma è del carattere degli italiani, secondo il presidente del Consiglio: “Noi italiani tendiamo, secondo me, a oscillare troppo come stato d’animo da momenti di euforia irresponsabile a momenti di depressione ingiustificata. A volte c’è troppo ottimismo o troppo pessimismo, mentre la realtà è che l’Italia ha punti di forza e di debolezza che alla fine però non la rendono fragile”.

Fra i punti di forza ci sono le banche italiane e lo scarso debito privato: “Non sarei sicuro ad esempio fra quale dei due sistemi bancari, quello tedesco o quello italiano, sia più solido tenuto conto di tutti gli elementi che vanno tenuti in considerazione. Il sistema italiano ha un alto debito pubblico ma ha uno scarso debito privato di famiglie e imprese e le famiglie si sono poco indebitate per consumo e si sono anche poco indebitate attraverso mutui ipotecari”. Quindi, ha concluso, “l’Italia ha punti di forza e di debolezza”.

Poi Monti è passato a parlare di riforma del mercato del lavoro che “rispetto a quella delle pensioni ha attirato meno attenzione, ma dopo un’ulteriore considerazione le imprese vedranno quanto potente sarà l’impatto di aver ora la libertà di procedere con licenziamenti individuali senza passare dal giudice ad eccezione dei casi di discriminazione”. In Italia secondo Monti c’è una “eccessiva protezione” dei lavoratori attuali rispetto “ai giovani che sono senza alcuna protezione”.

Altro tema, la Tobin tax, la tassa sulle transazioni finanziarie ideata ormai 40 anni fa dall’economista americano James Tobin, peraltro fra i maestri di Monti: ”Potrebbe avrebbe senso”, ma ”dovrebbe essere introdotta ”nell’Europa a 27”, ha detto il presidente del Consiglio, sottolineando che una tassa del genere ha senso in un contesto che sia il ”più ampio” possibile.