ROMA – “Con MONTI per l’Italia”, da oggi è ufficiale, questo è il nome della lista del Professore al Senato: ma quale delle tre liste che lo appoggiano alla Camera potrà esibirlo? Tutte e tre non possono: la legge, infatti, vieta a una coalizione di schierare più simboli che contengano il nome del leader. Una questione di “confondibilità” prontamente impugnata dai legali del Pdl. Il problema, va da sé, non è solo procedurale, ma squisitamente politico: Udc e finiani rischiano di finire schiacciati e “svuotati” (Casini) dalla lista della cosiddetta società civile di Riccardi-Montezemolo, cui con ogni probabilità verrà assegnata la titolarità del simbolo.
Un logo che evochi il premier è un’ipotesi di ultima istanza ma anche la sola percorribile. Altrimenti, l’unica alternativa, fortemente caldeggiata da Monti stesso, è una sola lista anche al Senato. Dal punto di vista della credibilità dell’offerta politica, della novità del progetto, la lista unica sarebbe stata la soluzione perfetta. Lo ha ricordato in televisione anche il professor Roberto D’Alimonte, esperto politologo di analisi e sondaggi elettorali, il quale ha confessato un filo di delusione per la scelta di Monti di affidarsi a vecchie logiche spartitorie.
Ma ai centristi dell’Udc, alle truppe di Fini, chi glielo spiega? “Non andremo in campagna elettorale alleati di una lista nostra concorrente” ha affermato Casini (secondo la ricostruzione del Corriere della Sera). Un Casini fortemente preoccupato della sopravvivenza del suo partito e un po’ in allarme perché il Professor Monti sta privilegiando i “non politici” della sua coalizione. Ieri si sono riuniti alla Camilluccia (a nord di Roma), con i rappresentanti dei partiti invece lasciati fuori dalla porta, esperti, professori e sostenitori delle associazioni, da Italia Futura alle Acli, da Ichino a Merloni, con il ministro Riccardi a far da collante.
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