Berlusconi e i suoi nemici: come mosche sotto il bicchiere tra dimissioni, elezioni e panico

Come mosche in un bicchiere: chiuse, senza via d’uscita, a sbattere e risbattere la testa rimbalzando qua è la, girando in tondo. Con ansia che pian piano muta in panico. Panico: è la parola giusta, la condizione reale in cui stanno vivendo e agitandosi tutti i partiti. Panico dissimulato, mai ammesso. Ma panico che monta perchè dal labirinto non si vede come uscire. Bluff o no che sia, Casini, Fini e Rutelli hanno pronunciato la parola: “Elezioni”. Per ora è solo una delle due vie d’uscita indicate ufficialmente dal Terzo Polo con ufficiale e congiunto comunicato. L’altra sono le dimissioni di Berlusconi. Vista e pesata la voglia che Berlusconi ha di dimettersi, quella di Casini, Fini e Rutelli è quasi una richiesta diretta di scioglimento delle Camere. Forse è un bluff, un po’ lo è di sicuro, i tre vorrebbero un altro governo di centro destra con un presidente del Consiglio che non sia Berlusconi. Vorrebbero rifare e continuare con il centro destra e fare finalmente a meno di Berlusconi. Questo vogliono ma per la prima volta apertamente accettano il rischio di andare al voto. Pur di uscire da dentro il bicchiere…

Può, vuole il centro destra un altro governo di centro destra non guidato da Berlusconi? Prendete un ministro a caso, la Gelmini. Dichiara che “il governo gode ottima salute”. Non può, non vuole. Un centro destra maggioritario nel paese, ieri, oggi e forse anche domani, non può e non vuole governare il paese senza Berlusconi. Berlusconi che avverte: “Caccio a calci in culo il primo che mi viene a dire di fare un passo indietro”. Quindi dimissioni del premier mai e men che mai un altro presidente del Consiglio espresso da una maggioranza amplissima che potrebbe andare dalla Lega a Rutelli passando per il Pdl, Fli e Udc. Si continua dicendo che tutto va a meraviglia, non fosse che per la “aggressione” e “complotto” di magistrati e giornalisti. La contro mossa “politica” della maggioranza è Ruby “formato Signorini” allestita a Kalispera: la ragazza che si racconta stuprata dagli zii e aiutata, fermata sull’orlo della prostituzione da anonimo cliente che non la tocca ma le regala mille euro e poi da Berlusconi che fa più o meno altrettanto ma in grande: non la tocca “neanche con un dito” e di euro gliene dà settemila prima e cinquemila poi, questi ultimi quelli trovati nella borsa della ragazza dopo che cinquemila ne aveva chiesti a Giuseppe Spinelli, “ragioniere” privato del premier. Premier che dai giudici non va, nonostante il “suggerimento” di Napolitano e il nulla osta del Vaticano. Premier che incarica i suoi in Parlamento di allungare il brodo e questi fanno rinviare dibattito e voto sul sì o no alla perquisizione dell’ufficio di Spinelli. Premier che concorda con i suoi avvocati parlamentari di tirarla in lungo e buttarla in calcio d’angolo: conflitti di competenza, eccezioni sulla territorialità dell’ipotesi di reato e del Tribunale competente. Premier e Pdl che affrontano a muso duro le accuse, “smontandole” con l’argomento che i magistrati hanno indagato troppo, con troppi uomini e intercettazioni. Con questa strategia e tattica Berlusconi resta premier ma il governo e il Pdl restano “sotto il bicchiere”. Un capo di governo che per mesi e mesi, anzi anni fa convivere la sua guida del paese con le prove, non confutate e smontate in Tribunale, che sia un bugiardo, uno che forza la mano alla Polizia a favore dei suoi amici, uno che accoglie, fa esibire, regala soldi e case a un reggimento di donne che si offrono e vendono? Prove e non sospetti. Non sospetti, solo sospetti fino a prova contraria. Ma prove, prove fino a prova contraria. Fingono di avere brividi di indignazione a da adrenalina da lotta, provano brividi di panico.

Il “Secondo Polo”, Nuovo Ulivo o qualunque cosa sia alla fine, insomma Bersani più Vendola e Di Pietro e altri “spicci” di sinistra vogliono più o meno un governo istituzionale e di emergenza. Non un altro governo di centro destra come Casini, Fini e Rutelli. Vogliono altra e diversa cosa. Ma sanno che è impossibile, impossibile quasi senza quasi. Quindi stanno “sotto il bicchiere”, con il panico di dover tentare un’alleanza elettorale da Fini e Vendola, qualcosa dove i rispettivi elettorati non si sommano ma reciprocamente si eledono. Oppure con il panico di perderle le elezioni, con l’unica speranza che Berlusconi e Bossi insieme non le vincano in pieno. Con il sogno, sogno da panico, che a salvare il tutto sia Bossi.

Bossi e la Lega che due passi nel panico li fanno anche loro, anche loro “sotto il bicchiere”. Bossi vuol portare a casa il federalismo come quello che vuol portare fuori dalla casa che brucia il meglio che c’era in casa. In fretta, prima che l’incendio divampi: Bossi vuole il federalismo per mettere il Nord al riparo, per far uscire almeno la “Padania” da sotto al bicchiere. Del resto Bossi e la Lega ormai disperano.

Dimissioni mai, altro governo di centro destra neppure. Elezioni da tutti temute, via che non si sa come imboccare, non si sa dove porta e se pure porta da qualche parte. No al processo, no alle indagini. “Chiarezza” invocata ma sbarrata. E continuare con l’angoscia di quelle telefonate in cui parla il premier, telefonate che ci sono ma non sono allegate agli atti perché il premier è parlamentare e non si può. Come mosche, a sbatter la testa prigioniere sotto il bicchiere.

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