Movimento 5 Stelle, Casaleggio: “Se fate accordi con i partiti vado via”

ROMA  – Beppe Grillo non cambia linea: niente accordi con il Pd. E Gianroberto Casaleggio rincara la dose: se fate alleanze con un qualsiasi partito, me ne vado. Non c’è spazio, a quanto pare, né per i ”diplomatici” che Bersani intende mettere in campo, né per gli inviti al dialogo.

Il leader 5 Stelle usa anzi parole al vetriolo contro l’appello rivoltogli oggi 10 marzo su ‘La Repubblica’ (e che ha raggiunto in un giorno oltre 8.000 firme a sostegno) da alcuni intellettuali italiani di peso, tra i quali Remo Bodei, decano dei filosofi, perché dica sì al governo del segretario Pd. Il no convinto a questa ipotesi arriva anche dalla pattuglia dei neoeletti che domani si riuniranno a Roma.

Casaleggio ha parlato molto chiaro, a quanto ha riferito il neo senatore stellato Roberto Cotti, e sarebbe pronto a lasciare il movimento ”se decidessimo di dare l’appoggio a qualche partito”. L’indiscrezione risulterebbe da un post nel quale Cotti racconta ad altri attivisti i risultati della riunione che si è tenuta lo lunedì 4 marzo nella capitale, tra tutti i parlamentari del M5S con Grillo e Casaleggio. ”Quando il pdmenoelle chiama, l’intellettuale risponde. Sempre! In fila per sei con il resto di due”.

E’ stata invece la risposta di Grillo, dal blog, all’appello sottoscritto anche da migliaia di lettori affinché M5S supporti la nascita di un governo Pd. ”La funzione principale degli intellettuali è quella di lanciare appelli. L’appello e l’intellettuale sono imprescindibili. Cosa sarebbe infatti un appello senza una lista di intellettuali che fanno a gara per essere primi firmatari?”, scrive Grillo, tagliente, concludendo che ”l’intellettuale italiano è  in prevalenza di sinistra, dotato di buoni sentimenti e con una lungimiranza politica postdatata”.

Per quanto riguarda l’appuntamento di domani, Crimi aveva preannunciato che ”non decideremo la sorte del Paese ma decideremo alcune cose, ad esempio chi farà parte delle commissioni”. ”Chi può restare a Roma – aveva esortato il capogruppo – sarà a disposizione lunedì e martedì per fare dei gruppi di lavoro: dobbiamo discutere di competenze, dobbiamo fare le tavole sinottiche, presentare i curricula. Ma attenti, il 13 è l’ultimo giorno utile per trasferirsi a Roma in vista dell’insediamento. Insomma chi può trasferirsi dal 10, a Roma, è meglio”.

E in molti cercano casa, anche da dividere. Sul no al Pd, il gruppo stellato sarà ”compatto”: è la previsione del neodeputato Alessandro Di Battista. ”Parlo a mio nome, questa non è  una decisione che è stata presa, ma per come conosco il movimento sono sicuro – spiega – che questa sarà la posizione: nessun contatto, né alcuna fiducia”. Non si profila neppure un accordo sugli otto punti di Bersani. Perché’ ”chi ci assicura che poi, alla prima occasione utile, il Pd non ci presenta un provvedimento come quelli che hanno votato durante il sostegno al governo Monti?”, domanda Di Battista.

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