ROMA – Uno affonda con “via i partiti dalle banche”. L’altro para e contrattacca con “via i banchieri dai partiti”. Il caso Montepaschi accende ancora una volta lo scontro tra Mario Monti e Pier Luigi Bersani lasciando, per una volta, a Silvio Berlusconi il ruolo di spettatore (quasi) taciturno e comunque soddisfatto.
A pungere il Pd sul nervo scoperto Montepaschi è Monti che coglie l’occasione per togliersi un sassolino dalla scarpa: “Sono stato accusato di presiedere un governo di banchieri” quando invece “ho vietato le presenze incrociate nei consigli di amministrazione di banche e compagnie assicurative concorrenti”.
Provvedimento che, secondo il premier, è “un passo concreto per arginare la commistione politica-finanza, che ho già definito una brutta bestia”.
Bersani non la prende bene e da Palermo, dove aprirà la campagna elettorale del Pd in una delle regioni decisive al Senato ribatte: ”I partiti fuori dalle banche? Sono d’accordo dieci volte. Io aggiungo: via i banchieri dai partiti”. Riferimento implicito a Corrado Passera che a lungo con Monti ha collaborato al progetto “salita in politica” salvo poi defilarsi.