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Napoli, procuratore Lepore: “Senza intercettazioni chiuderemmo i battenti”

di Lorenzo Briotti |1 Novembre 2009 19:02

Il porcuratore di Napoli Giandomenico Lepore

“Senza intercettazioni chiuderemmo i battenti”. Il procuratore della repubblica di Napoli, Giandomenico Lepore, ribadisce l’essenzialità di questo strumento nelle indagini contro la camorra: anche il blitz della scorsa notte che ha portato all’arresto del superboss Pasquale Russo e del fratello Carmine è avvenuto grazie all’impiego di moderne tecnologie di ascolto e sorveglianza.

“Molte volte – sottolinea il procuratore – raggiungiamo i colpevoli perché li sentiamo. Le intercettazioni per noi sono uno strumento di controllo del territorio: è chiaro che vanno impiegate in modo corretto e moderato, ma se non le avessimo non vedo come potremmo trovare i latitanti, in contesti caratterizzati da diffusa omertà e dall’assenza di testimoni disposti a farsi avanti”.

Tra l’altro, anche i clan si dotano di strumenti tecnologici per sfuggire alle forze dell’ordine: nel covo dei Russo c’erano un visore notturno e un rilevatore di microspie, ed è noto che la cosca utilizzasse anche degli scanner per inserirsi nelle frequenze radio delle forze dell’ordine. “Usano i nostri metodi ma con risorse economiche di gran lunga superiori”, commenta Lepore.

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