Napolitano ai magistrati: “Serve dialogo sulla giustizia”

Pubblicato il 6 Novembre 2009 - 14:12 OLTRE 6 MESI FA

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano invita l’Anm (Associazione nazionale magistrati) a dialogare sulla giustizia “e ciò in vista di quelle riforme nè occasionali nè di corto respiro che auspicano tutti coloro che hanno a cuore un soddisfacente esercizio della fondamentale funzione di presidio della legalità, al servizio del cittadino e dei suoi diritti, nel rispetto reciproco e nella leale collaborazione tra tutte le istituzioni”. Lo scrive il Capo dello Stato in una lettera inviata al Presidente dell’Anm Luca Palamara.

“L’acuirsi della tensione” tra politica e giustizia suscita “viva preoccupazione” nel capo dello Stato, il quale auspica “un confronto civile nel rispetto reciproco” in cui l’Anm sia disponibile a “concreti contributi propositivi”. Napolitano risponde così al presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, dopo la missiva di questi dello scorso 16 ottobre.

“Non ho bisogno di dirle – scrive il presidente della Repubblica – come susciti viva preoccupazione anche in me l’acuirsi della tensione tra le istituzioni della Repubblica, e in particolare tra quelle in cui s’incarnano i rapporti tra politica e giustizia. A questo tema dedicai d’altronde l’intervento di apertura della seduta del Csm del 14 febbraio 2008 ; intervento che aprì una libera e ricca discussione. Ritengo che le considerazioni da me allora svolte conservino un’attualità e un valore ancor oggi, rispecchiando quell’impegno di serena valutazione – cui sono tenuto in coerenza con la natura del mio mandato – dei termini del problema”.

Il presidente della Repubblica sottolinea inoltre che “nell’affrontare la vicenda dell’attacco mediatico al giudice Mesiano il Consiglio Superiore della Magistratura ha auspicato il ritorno a un confronto che rimanga in una ‘misura di civiltà e rispetto reciproco’. È un invito equilibrato e sereno, che condivido nella mia veste di Presidente del Consiglio Superiore e di Capo dello Stato. Sono convinto che, al di là delle contingenze, l’Associazione debba continuare a guardare a tutti i motivi e gli aspetti della crisi del sistema giustizia, offrendo – con rigore, con misura e senza scendere sul terreno dello scontro – la sua disponibilità a concreti contributi propositivi, come un interlocutore attento e credibile, fermo nella difesa dei principi fondamentali di indipendenza e autonomia – di cui sono e resto garante – ma sempre aperto al dialogo e all’ascolto”.