ROMA – Giorgio Napolitano chiede al Parlamento l’amnistia e l’indulto. Nel messaggio di 12 pagine inviato alle Camere il presidente della Repubblica propone di aumentare lo sforzo per il reinserimento dei detenuti, di fare maggiore ricorso agli arresti domiciliari, di ridurre lo strumento della custodia cautelare, che pesa per il 19% dell’attuale popolazione carceraria.
Napolitano vorrebbe anche che i cittadini stranieri espiassero la pena inflitta nel proprio Paese di origine. Inoltre il presidente spinge per l’attenuazione degli effetti della recidiva per l’accesso alle misure alternative e per una più “incisiva depenalizzazione dei reati”.
Insomma, se l’amnistia e l’indulto dovrebbero servire a svuotare le carceri, questi sei punti indicati da Napolitano dovrebbero evitare che si riempiano di nuovo.
Secondo il presidente bisogna anche aumentare la capienza complessiva delle carceri. Quest’ultimo punto, però, “appare insufficiente” per “ottemperare in tempi stretti” a ciò che dice la Corte di Strasburgo, quella per i diritti umani.
E cosa dice la Corte? Che se non prendiamo provvedimenti per ridurre il sovraffollamento delle carceri entro il 20 maggio 2014 tutti i quasi 65 mila detenuti potranno fare causa allo Stato italiano e ottenere un risarcimento.
Fatti i conti, parametrati sulla sentenza Torregiani dell’8 gennaio 2013, che ha stabilito un risarcimento di 14 mila euro per ognuno dei 7 carcerati che fecero ricorso, il conto per lo Stato sarebbe di un miliardo di euro.
Queste le soluzioni indicate da Napolitano nel messaggio alle Camere:
“E’ necessario – ha detto – intervenire nell’immediato con il ricorso a rimedi straordinari”. Napolitano cita prima l’indulto, poi l’amnistia: anche se “la perimetrazione della legge di clemenza rientra nelle esclusive competenze del parlamento”, sottolinea con riferimento a reati particolarmente gravi, quale la violenza sulle donne. “Vi pongo con la massima determinazione e concretezza una questione scottante. Parlo della drammatica questione carceraria che va affrontata in tempi stretti”.
Nel messaggio, Napolitano sottolinea tra l’altro la “perdurante incapacità del nostro Stato nel garantire i diritti dei detenuti in attesa di giudizio e in esecuzione di pena” fa sì che “viene frustrato il principio costituzionale del carattere rieducativo della pena”. E ancora: “L’Italia viene a porsi in una condizione umiliante sul piano internazionale per violazione dei principi sul trattamento umano dei detenuti”. È dunque “inderogabile” la “necessità di porre fine senza indugio” alla situazione.
Napolitano ha citato i dati ufficiali sulla popolazione carceraria nel suo messaggio alle Camere sottolineando che nel 2013 c’erano 64.758 detenuti con una capienza che invece arrivava solo a 47.615 posti.
“L’intollerabile livello di congestione delle carceri dà all’Italia il primato di sovraffollamento tra gli stati Ue con il 140,1%, mentre la Grecia è al 136,5%”.
“Confido che vorrete intendere le ragioni del mio messaggio formale. Si tratta di questioni e ragioni che attengono a quei livelli di civiltà e dignità che il nostro paese non può lasciar compromettere da ingiustificabili distorsioni e omissioni della politica carceraria e della politica per la giustizia”.
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