Napolitano: “Comunismo ha fallito, impossibile non ammetterlo”

ROMA  – Nel Partito Comunista è stato iscritto per mezzo secolo, dal 1945 fino alla sua trasformazione in Partito democratico della sinistra. Ora, però, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dice senza mezzi termini che il “comunismo è fallito”.

Il capo dello stato, per scriverlo, sceglie il quotidiano Vaticano “Osservatore romano”:  ”Certo, è stato impossibile – se non per piccole cerchie di nostalgici sul piano teoretico e di accaniti estremisti sul piano politico – sfuggire alla certificazione storica del fallimento dei sistemi economici e sociali d’impronta comunista”.

Nel suo intervento sul giornale del Vaticano il presidente si è concentrato sul rapporto tra etica e politica parlando chiaramente delle fine delle ideologie, a partire da quella comunista, ma non dimenticando che dall’altra parte si affermò anche un certo ”fondamentalismo di mercato”.

Sempre sulla fine del comunismo, Napolitano ha parlato del ”rovesciamento di quell’utopia rivoluzionaria che conteneva in se’ promesse di emancipazione sociale e di liberazione umana e che aveva finito – come, con fulminante espressione, disse Norberto Bobbio – per capovolgersi, nel convertirsi di fatto nel suo opposto”.

In parallelo, aggiunge il presidente, ”l’ideologia conservatrice è sopravvissuta alla fine del comunismo, assumendo sempre più le sembianze di quel ‘fondamentalismo di mercato’, tradottosi in deregulation e in abdicazione della politica, che solo la crisi finanziaria globale scoppiata nel 2008 avrebbe messo in questione”.

La riflessione del capo dello Stato fa parte di un contributo pubblicato oggi integralmente dall’Osservatore Romano, alla raccolta di scritti ‘Praedica verbum’, in onore del settantesimo compleanno del cardinale Gianfranco Ravasi.

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